Bagnaia, i quattro direttori Usa sul palco: "Sì al giornalismo di qualità, anche se passa da un orologio"

Coniugare le nuove tecnologie e buoni articoli è possibile secondo gli uomini che dirigono New York Times, Los Angeles Times, Washington Post e Wall Street Journal

I quattro direttori e il selfie con Ceccherini

I quattro direttori e il selfie con Ceccherini

La Bagnaia (Siena), 23 maggio 2015 - "Il giornalismo di qualità non morirà. Ma dobbiamo puntare su ogni tipo di nuovo mezzo per diffondere notizie, anche l'Apple Watch". Guardare notizie sull'orologio non era quello che trent'anni fa si pensava, eppure siamo arrivati a questo. E se ne è parlato a La Bagnaia nell'incontro clou di Crescere tra le righe. I quattro direttori dei maggiori quotidiani Usa e di fatto anche del mondo (New York Times, Los Angeles Times, Wall Street Journal, Washington Post) erano tutti insieme sul palco per un confronto senza precedenti. Sono rispettivamente Dean Baquet, Davan Marahaj, Gerard Baker e Martin Baron. "Guardateli bene perché una cosa del genere non si è mai vista", ha detto Andrea Ceccherini presentando l'evento della seconda giornata. E si è entrati subito nel vivo. Apple Watch, Instant Articles: le nuove frontiere del giornalismo sono parole ai più sconosciute ma su cui i grandi quotidiani lavorano. La parola d'ordine rimane: "Non c'è supporto che non ci interessi per diffondere le nostre notizie", ripetuta non solo durante l'incontro a quattro ma molte altre volte in questi giorni

A moderare, il direttore de La Stampa Mario Calabresi. Il New York Times è interessato a Instant Articles, nuova piattaforma fornita da Facebook per leggere notizie più velocemente. "Abbiamo pubblicato una storia di settemila parol2 - dice Baquet - Vedremo come andrà. Dobbiamo seguire i lettori dove essi sono, ci sono pericoli e rischi ma se qualcosa non funzionerà faremo qualcosa di diverso". "Non abbiamo deciso cosa fare - dice Martin Baron - dobbiamo trattare con Facebook. Ci sono altre aziende che hanno deciso di non collaborare con Facebook per questo tipo di esperimento. Se loro chiamano e dicono parliamone siamo interessati".

Sul palco si parla di Apple Watch, il nuovo orologio di Apple che permetterà di avere di fatto l'Iphone al polso. Si scherza sul fatto che Gerard Baker ne abbia uno al polso. "Non so ancora usarlo - dice - Ma stiamo sperimentando un'App per Apple Watch che ha avuto un grande successo, vedremo come andrà. Siamo una pubblicazione economica e finanziaria, quindi certi tipi di alert possono essere interessanti, come quelli che riguardano la Borsa e le sue quotazioni, che possono appunto essere viste sull'orologio". E comunque, dicono i direttori, guardare l'orologio sarà meno maleducato che guardare il telefono, come accade fin qui. Ma l'importante, per tutti, "è andare dove i lettori vanno. Se hai un negozio vuoi stare sulla strada più frequentata e trafficata". 

Intanto uno degli studenti fa una domanda che scatena applausi. "Perché devo abbonarmi a uno dei vostri giornali piuttosto che a un altro?" "E' proibito rispondere ma mi congratulo con l'inglese di questo ragazzo. Sono in una posizione scomoda - dice Martin Baron - Il Washington Post si caratterizza per la sua grande storia. Ha messo in crisi un presidente Usa, siamo quindi indipendenti dai governi e quindi stiamo sempre stati caratterizzati da una grande indipendenza da qualsiasi partito e interessa. Questo rende famosa la nostra testata e questo dobbiamo continuare a perseguire". 

L'Isis è in questo momento la storia più interessante da seguire ma non ci sono giornalisti che possono andare direttamente in Iraq o Siria: troppo pericoloso. Come "coprire" dunque la vicenda senza giornalisti? "Inviamo giornalisti in zona di guerra con grande preoccupazione per i rischi che corrono. Spesso parliamo con i dissidenti per cercare di coprire la notizia - dice Baquet - Abbiamo visto forme di violenza impensabile contro i giornalisti fin qui e dunque facciamo molta attenzione. Siamo vicini comunque alle famiglie di tutti i giornalisti morti mentre svolgevano il loro lavoro". Si inviano quindi giornalisti nei Paesi vicini: Libano ma non solo, anche Turchia, al confine con la Siria, zona calda ma al di fuori dai pericoli veri rappresentati dall'interno della Siria, dove imperversa il Califfato

Si parla poi dell'attenzione su internet, che si riduce a pochi secondi. Se in sette secondi una pagina non si carica, il lettore passa ad altro. Per questo la battaglia nei giornali è grande per avere la migliore tecnologia. "Cerchiamo sempre - dice Baker - i miglior tecnici che assicurino la migliore tecnologia al nostro sito". "Non sapevo all'inizio - dice Marahaj - che il tempo di caricamento sarebbe stato così importante". 

E il gossip? Molti giornali puntano su questo per fare numeri. Quanto i quattro giornali sono tentati di fare gossip? "Non siamo bravi a fare gossip - dice il direttore del Ny Times - ma di una cosa sono certo: c'è sempre stato un ecosistema che ha permesso ai nostri quattro giornali di esistere e coesistere senza fare gossip, ogni lettore cerca il proprio giornale". "Dagli albori - dice Baker - c’è voglia di essere intrattenuti da questo tipo di giornalismo. Il mercato del giornalismo di qualità continua a esistere perché la gente continua a conoscere il valore del giornalismo ben fatto."

Quattro direttori, un confronto storico e fondamentale per capire il giornalismo di Oltreoceano