Chiama i carabinieri: "Mio padre mi picchia", ma è una bugia

Il bambino, 10 anni, non voleva fare i compiti. Ha telefonato ai militari e ha creato il caos

Carabinieri

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Siena, 29 febbraio 2016 - UNA BUGIA pur di non fare i compiti e uscire nonostante il maltempo fino al punto di telefonare ai carabinieri dicendo che suo padre lo stava picchiando brutalmente. Accade a Monteroni d’Arbia dove abita il piccolo (ha solo 10 anni) con la famiglia.

E’ una giornata normale e tranquilla in quella casa dove i genitori vivono con i due figli: il ragazzino e la sua sorella più piccola. Il capofamiglia che sta uscendo per andare a trovare sua madre in ospedale rimprovera il ragazzino che non ha fatto ancora i compiti. Lui si ribella, ma il genitore insiste e forse si arrabbia quando suo figlio per tutta risposta dice che vuole uscire. In quel momento sta piovendo molto forte e naturalmente il genitore si oppone e continua ad insistere che è meglio che rimanga a casa e soprattutto si deve sbrigare a fare quanto gli insegnanti gli hanno dato come compiti a casa. A quel punto il bambino prende il telefono e compone il numero dei carabinieri. Al militare che risponde racconta che suo padre lo sta picchiando. Le sue parole convincono l’operatore ad inviare sul posto una pattuglia per capire cosa realmente sta accadendo in quell’appartamento.

POCO DOPO sotto casa della famiglia del bambino arrivano gli uomini in divisa. Suonano alla porta e una volta all’interno trovano una situazione normale. I genitori giocano con i loro bambini e tutto è tranquillo. I carabinieri parlano con babbo e mamma del ragazzino e chiariscono nel dettaglio i fatti.

Il padre afferma di averlo brontolato perché non aveva fatto i compiti e voleva uscire. Ha detto di aver visto il figlio prendere il telefono e di averlo sentito dire che avrebbe chiamato i carabinieri ma ha creduto che stesse scherzando. Così non era stato. Il ragazzino conferma tutto e alla fine con candore ha affermato: «Sì volevo andare fuori, mi sarebbe piaciuto uscire con la pioggia e desideravo andare a caccia». A caccia? E con chi e soprattutto dove? Il piccolo è stato rimproverato per quanto fatto. Lui nell’immediatezza verosimilmente non si è neppure reso conto che stava facendo una cosa grave. Sì, ha detto una bugia per cercare in tutti i modi di ottenere quello che lui desiderava, ma di fatto ha distolto per un po’ di tempo una pattuglia dei carabinieri dai normali servizi sul territorio.