«Quel progetto svuoterà Siena. Siamo nettamente contrari»

J’accuse del presidente di Confcommercio Bernardini al Comune per il mega centro commerciale di Isola d'Arbia

Stefano Bernardini (foto di pietro)

Stefano Bernardini (foto di pietro)

Siena, 24 gennaio 2015 - «UN FULMINE a ciel sereno» scoprire il progetto del mega centro commerciale a Isola d’Arbia. Dopo i ‘lampi’ novembrini, ora il diluvio. Di parole e fatti. Di rabbia. «Senza quella frase pronunciata dal sindaco ad una conviviale non avremmo mai conosciuto la novità. Però adesso con ci caschiamo più: un nostro addetto controlla ogni giorno gli atti del Comune». Confcommercio – «tutti gli organi direttivi, non sono posizioni personali», mette le mani avanti il presidente Stefano Bernardini – scende dunque nell’agone. Lancia in resta. «Sia chiaro che non siamo contrari in via pregiudiziale ai centri commerciali, basta pensare al piano di sviluppo di Cerchiaia, nel lontano 1992, che vedeva le associazioni in prima linea. Dà solo fastidio che un progetto da oltre 20mila metri quadrati, destinato a segnare la città, passi sotto traccia. Vogliamo discuterne ed essere chiamati da sindaco e giunta». Solo l’incipit di una filippica incentrata sul ‘no’ deciso all’idea nei suoi attuali contorni, soprattutto alle modalità in cui è emersa e tuttora viene portata avanti.

«Non parteciperemo a quello che è un disastro per il tessuto commerciale della città», ribadisce. Casomai non si fosse inteso, Confcommercio non ha gradito la sorpresina. Tantomeno essere messa in un angolo. «Almeno la nostra associazione non è stata informata – chiosa Bernardini – e della questione ufficialmente non si è mai parlato con Confesercenti». Un silenzio che brucia per l’associazione che conta 4mila iscritti complessivi e un migliaio solo su Siena. «Chiedemmo spiegazioni della notizia che non conoscevamo il 7 novembre scorso. Un atto grave nella forma e nella sostanza l’aver omesso di informarci. Come se non bastasse, ancora nessuno ci ha risposto», sottolinea il direttore Daniele Pracchia ponendo l’accento sugli scarsi benefici economici dell’iniziativa.«Bisognerà capire quanto resta di gettito nelle casse pubbliche. Forse nel breve periodo può esserci una ricaduta positiva, ma nel lungo tanti negozi saranno costretti a chiudere con conseguente perdita di Tasi, Tari, Imu e via dicendo». Qui sta il nocciolo della questione. «Un centro di così ampie proporzioni finirà, gioco forza, per impoverire zone che nel tempo si sono sviluppate quali Massetana, Antiporto, viale Toselli. Per non parlare del centro storico. La nostra rete commerciale è adatta al tessuto locale che deve puntare sulla qualità. Di solito in questi grandi poli finiscono brand presenti in tutta Italia a cui piace, magari, piantare la bandierina. Finché le vendite funzionano bene, altrimenti spostano il negozio. E festa finita. Nel frattempo, però, si è distrutta una rete commerciale che – denuncia Bernardini – ci vorranno poi anni per ricreare». Fra le ragioni che Confcommercio declina a sostegno del suo ‘no’ al polo extra-large di Isola d’Arbia, il fatto che sia in controtendenza poiché la grande distribuzione inizia ad entrare in crisi. «Inoltre, quali capacità di assorbimento si possono ipotizzare stante la selva di cartelli ‘vendesi’ e ‘affittasi’ in tutta la città? E’ la strada perché Siena si svuoti, altro che valorizzazione del centro commerciale naturale», aggiunge Bernardini. Poi il vero interrogativo: «Il sindaco deve dirci quale è il suo progetto per la città. Vanno bene turismo e cultura, d’accordo puntare su Santa Maria e Duomo. Ma come attrarrà visitatori un contenitore che lentamente si desertificherà?»