Caccia: è 'guerra' tra le doppiette

Ambiti territoriali di caccia nel caos, messi in crisi dai cinghiali. Si sono dimessi i rappresanti di Federcaccia e Arcicaccia. Intanto è stato approvato il CALENDARIO VENATORIO per la stagione 2014/2015

Cacciatore in una foto De Pascale

Cacciatore in una foto De Pascale

Siena, 25 luglio 2014 - Ambiti territoriali di caccia (Atc) senesi nel caos. I tre enti che ‘gestiscono’ per conto della Regione, in ambito provinciale, insieme alla Provincia, la pratica della caccia risultano ad oggi decapitati e in sostanza bloccati: a fermare l’Atc 19 è stata di recente un’indagine giudiziaria che vede coinvolto il suo presidente. Gli altri due (17 e 18) si sono bloccati la settimana scorsa da soli, con le dimissioni di buona parte dei loro membri

Gli Ambiti territoriali di caccia, appunto, sono costituiti da rappresentanti delle associazioni venatorie (Federcaccia, Arci caccia, Libera caccia e Enalcaccia), membri in rappresentanza della Provincia, rappresentanti delle associazioni degli agricoltori e ambientalisti. Ebbene sabato scorso gli Atc 17 e 18 (di cui parliamo) hanno visto 4 dei loro membri rassegnare le dimissioni, compresi quelli che ricoprivano le cariche di presidente e vicepresidente. E sono i membri eletti da Federcaccia e Arcicaccia. E si scopre che sono i cinghiali ad aver ‘sterminato’ la caccia senese. Ovvero sull’emergenza ungulati e i danni all’agricoltura provocati si sono fermate le larghe intese di un tempo. «Non esiste caccia senza l’agricoltura» dice Mauro Neri, presidente provinciale Federcaccia Siena ad introdurre l’empasse creatasi all’interno degli ambiti. Il tutto ha inizio nel 2013 quando gli agricoltori, Coldiretti prima, Cia e Unione agricoltori poi, escono dal Comitato di gestione degli Atc, lamentando a quanto pare una gestione sbagliata o non efficente di parte della fauna locale. Precisamente, racconta il presidente di Federcaccia Neri, «abbiamo chiesto, in accordo con gli agricoltori, alla Regione un piano straordinario di programmazione della caccia che consentisse un abbattimento diverso di caprioli e cinghiali in alcune zone dove la contemporanea coltivazione delle terre risultava a rischio».

Il tutto vale a dire che con gli anni i cinghiali sono diventati troppi e si sono avvicinati troppo alle zone abitate e coltivate: la scena senese vede invasioni quotidiane e conseguenti danni, alle terre agricole del Chianti, ad esempio, ma anche di Montalcino e Montepulciano dove a rischio sono appunto le viti; come la Valdimerse e le sue coltivazioni di granoturco. Non ultimo e non così raro l’episodio verificatosi qualche gioorno fa nel comune di Castellina, in cui una famiglia di cinghiali ha avvicinato un gruppo di turisti che mangiavano all’aperto ad un ristorante. Insomma, gli agricoltori da tempo si vanno lamentando della scarsa tutela della terra da parte della Regione e di conseguenza della Provincia che ha in deroga la gestione della caccia. «Per questo, di fronte al mancato accoglimento di alcune proposte condivise — continua Neri — gli agricoltori sono usciti dal tavolo degli Atc». «Non potevamo continuare a prenderci la responsabilità di decisioni — conclude Neri — che valevano per tutti. Responsabilità che peraltro ci siamo sempre assunti e che riprenderemmo volentieri, ma solo una volta ricostituiti i tavoli».