2008-03-29
di CECILIA MARZOTTI
SEDICI ANNI di reclusione ciascuno. È questa la condanna inflitta ai due giovani di Colle Val d’Elsa accusati di aver ucciso con quattro coltellate (di cui una sola mortale) il 5 giugno del 2006 Vitalie Michitcin, moldavo di 19 anni. Il corpo, ormai esanime, fu poi sommerso nel fiume Elsa. La sentenza, firmata dal giudice Angela Annese, è arrivata dopo due ore e mezzo di camera di consiglio e a seguito del rito abbreviato voluto dagli imputati. Il pubblico ministero aveva chiesto per il maggiore 18 anni e il suo complice 16. Daniele Granato, 21 anni, difeso dall’avvocato Sergio Mori di Pontedera, e Mirko Traina, 20 anni, assistito legalmente dall’avvocato Pietro Fioravanti del foro di Firenze anche ieri erano presenti in aula. Così come la mamma di Vitalie, che si era costituita parte civile ed era assistita dall’avvocato Stefano Cipriani. Alla lettura della sentenza la donna è scoppiata in un pianto diritto.
L’avvocato Mori ha chiesto l’assoluzione per il suo cliente, mentre l’avvocato Fioravanti (il suo assistito era reo confesso) ha invocato la «diminuente», legata alla ridotta capacità di intendere e di volere in quel momento. Lo stesso legale ha insistito sulla circostanza che Mirko Traina era stato indotto a commettere il delitto perché in una posizione di soggezione psicologica verso il suo amico più grande. L’avvocato Cipriani ha chiesto anche un risarcimento danni di un milione e mezzo di euro. Il giudice ha ritenuto che la parte civile debba essere liquidata in separata sede e ha ritenuto che i due giovani imputati abbiano agito insieme e insieme scaraventato il cadavere del diciannovenne nel fiume Elsa. I sedici anni inflitti a ciascuno sono arrivati, come detto, alla fine di un procedimento con un rito abbreviato, che prevede la riduzione di un terzo della pena.

FIN DALL’INIZIO l’aspetto che più aveva sconcertato in questo omicidio è l’assenza di un movente. Più volte ai due giovani imputati nel corso delle indagini preliminari era stato chiesto il perché del loro gesto. Le risposte avevano lasciato a dir poco attoniti: «Boh», oppure: «Ci rompeva il...» I due rimarranno in carcere.