Giovedì 18 Aprile 2024

L’anima del Palio si svela nel viaggio ‘In Contrada’

I diciassette rioni per la prima volta aperti al pubblico

Il drappo del 1971

Il drappo del 1971

Siena, 19 dicembrte 2014 - NEMICHE e sorelle, tutte figlie di una nobile città. Le diciassette contrade di Siena non raccolgono solo un patrimonio storico e artistico, ma rappresentano anche un fenomeno antropologico che non ha equivalenti in nessuna altra civiltà. Il senso di appartenenza a valori e tradizioni plurisecolari si rinnovano ogni giorno nella quotidianità della vita di contrada, che oggi apre la sua ‘inviolabile’ intimità anche a visitatori esterni. E’ in corso fino al 25 gennaio il progetto culturale ‘In Contrada’, promosso dall’assessorato al turismo di Siena e dal Magistrato delle Contrade, con l’organizzazione di Opera Civita Group. La visita partirà dal Cortile del Podestà, verso i Magazzini del Sale fino alla Sala dei Costumi (mai aperta al pubblico). Uscendo sulla Piazza del Mercato inizia la visita ai territori contradaioli, un rione per ogni giornata in programma. Domani è il turno dell’Aquila e domenica della Chiocciola. Abbiamo chiesto al rettore del Magistrato delle contrade, Fabio Pacciani, di ‘scortarci’ nell’anima dei 27 rioni.

Le contrade si aprono al pubblico per la prima volta. Si rompe un tabù?

«Non bisogna considerare questi tour un’iniziativa turistica. Si tratta di un progetto culturale finalizzato a mostrare cosa c’è veramente dietro al Palio. Tutti conoscono la corsa, ma pochi conoscono la vita quotidiana dei contradaioli».

Ci spieghi cosa è una contrada.

«Abbiamo un popolo, un territorio e una storia. Prima si faceva riferimento solo alla propria chiesa, poi sono subentrate anche le società di contrada, nate da quelle di mutuo soccorso. Ogni rione ha creato un museo con la sala delle vittoria e tutti i cimeli».

Cosa significa essere contradaiolo?

«Avere un grande senso di appartenenza ad un insieme di valori, rappresentarli e onorarli. Non si parla solo di tradizione ma anche di attenzione al sociale e alla vita civile. Sacro e profano si uniscono in un connubio caro a Siena. Pensiamo al Palazzo Pubblico dove si trovano la Maestà di Simone Martini e il Buon governo del Lorenzetti».

I rituali più curiosi?

«Uno dei riti più famosi è sicuramente la benedizione del cavallo. Oppure pensiamo al battesimo contradaiolo nella fontana della contrada e alla benedizione della stalla. Lo spirito dei 17 popoli si esprime anche nell’omaggio alle altre consorelle e nei canti».

C’è grande spirito civico, ma durante il Palio non mancano neppure risse...

«E’ vero, ma il carattere sanguigno dei contradaioli rimane comunque fedele a regole di comportamento non scritte. Tutto deve avvenire all’interno della piazza e nel rispetto dell’avversario».

Come mai solo Siena riesce a vivere in maniera così unica il Palio?

«La nostra città ha avuto un periodo glorioso fino alla metà del Cinquecento. Ma anche sotto il dominio di Firenze le tradizioni non si sono mai spente. I senesi hanno conservato un carattere pugnace. La mia contrada, ad esempio, è nobile perché difese con le proprie schiere la città. Le compagnie militari diventarono poi laicali mantenendo un forte spirito di indipendenza. Il nostro valore aggiunto è quello di non fermarsi al passato, ma di attualizzare ogni giorno la tradizione».

Info e prenotazioni: 0577 286300 (lun. – ven. 9 - 17; sab. 9 - 13,30). [email protected].

Laura Tabegna