Dai lutti sospetti al dito nel rubinetto: ecco le scuse peggiori per non andare al lavoro

Uno studio svela le 25 motivazioni meno credibili per restare a casa. E spunta anche il sesso...

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C'è anche il sesso estremo fra le scuse per non andare al lavoro. L'essere umano è creativo per natura, una conferma arriva scorrendo l'elenco delle 25 motivazioni peggiori rifilate al proprio superiore per saltare la giornata lavorativa. Lo studio, commissionato dal provider di assistenza sanitaria integrativa britannica no profit Beneden Health, è stato condotto Oltremanica su mille dipendenti e mille capi. È venuto fuori di tutto: dalle allucinazioni improvvise, ai pantaloni che si rompono durante l'insidioso tragitto fra strada e ufficio. Non mancano il dito incastrato nel rubinetto e, come colpo ad effetto, la nuova fidanzata troppo 'audace'.

 

Come da pronostico, invece, si è classificata al primo posto la salute. Anche qui, però, è la fantasia a farla da padrone. Passerà agli annali l'impiegato che telefonò al suo capo giurando di essere al pronto soccorso con un piolo sulla lingua. Come fosse arrivato lì, non è dato sapere. Un grande classico sono i lutti, con lo stesso parente morto più volte e il miracolo della moltiplicazione dei nonni e degli zii. Curiose le scuse che chiamano in causa gli animali domestici: “Il mio cane ha avuto paura e non voglio lasciarlo”. Oppure “mi è morto il criceto”. Dulcis in fundo, le motivazioni legate sesso. Dalla generica “Mi sono fatto male durante il rapporto”, alla più intima “La mia nuova fidanzata mi ha morso in un punto delicato”.