Verso un’Europa delle Regioni

Il Vicedirettore de La Nazione risponde ai lettori

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Firenze, 22 settembre 2014 - CARO DIRETTORE, ​l’Europa ha dentro di sé (oscura malattia che dà febbri devastanti) il morbo della divisione. Per fortuna la Scozia ha detto no alla follia degli indipendentisti, ma ora ci prova la Catalogna, e la secessione — ridicola — la tenteranno pure i nostri leghisti del lombardo-veneto. Bene. Già siamo in piena crisi, frammentandoci finiremo davvero a pezzi. Monica Fressoia, via mail

QUESTA VOGLIA di indipendenza non affonda le radici soltanto sull’orgoglio dell’appartenenza e sulla superficie vuota del populismo. Ci sono una crescente diffidenza nei confronti del governo centrale e una tale confusione sul concetto di Stato nazionale, che impongono a tutti una riflessione al di là dei proclami dei leader secessionisti e al di sopra del risultato del referendum scozzese. La fibrillazione che scuote e divide le coscienze di irlandesi, bretoni, fiamminghi, baschi, catalani e, in maniera più folcloristica, di veneti e lombardi, non può passare inosservata. Anche se i movimenti indipendentisti hanno storie, ragioni e numeri di sostenitori molto diversi tra loro, il valore dell’unità nazionale per essere conservato deve essere alimentato da una maggiore trasparenza e da una maggiore partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Cosa che purtroppo non accade. E se i temi dell’immigrazione, della politica estera o energetica hanno bisogno di una voce unica, per tanti altri la strada sulla quale i popoli si stanno incamminando è proprio quella dell’Europa delle Regioni. Senza farne un dramma.