Sarzana, 20 gennaio 2015 - DAL LUGLIO scorso ad oggi sono 25 le donne che hanno chiesto aiuto al centro antiviolenza di Sarzana «Maipiùsola». Arrivano da tutti i Comuni della Val di Magra, qualcuna dalla Lunigiana e dalla Spezia, e appartengono ad ogni classe sociale. La violenza subita in molti casi è fisica ed economica, ma tutte sono soggette a quella psicologica, messa in atto dagli stessi familiari, non solo mariti ma anche padri, figli, fratelli, cugini. Molestie e violenze quelle messe in atto da un genitore o da un figlio ben più difficili da «tagliare» di netto rispetto a quelle di un compagno. Uno spaccato che emerge dopo appena sei mesi di attività. Il centro di ascolto, è gestito per conto del Comune di Sarzana dalle 25 volontarie dell’associazione Vittoria. Hanno seguito un corso propedeutico di 30 ore e hanno l’obbligo di fare almeno 10 ore di aggiornamento ogni anno, su violenza di genere, domestica- ascolto attivo, violenza su anziani e bambini. «Il nostro telefono è attivo 24 ore su 24 – spiega la responsabile Daniela De Lucchi –, si può accedere al centro di via Falcinello 1 a Sarzana, nella palazzina della Pubblica Assistenza, tre giorni la settimana, senza appuntamento: lunedì e sabato mattina e il giovedì pomeriggio o tramite appuntamento». Ma non mancano i casi in cui a chiedere l’intervento delle volontarie sono le forze dell’ordine, pronto soccorso e servizi sociali.
UNA SINERGIA con le varie istituzioni del territorio che permette loro di intervenire sui casi più disparati. Dalla violenza domestica ripetuta nel tempo all’allontanamento da casa, dietro provvedimento del giudice del tribunale dei minori, della madre e del bambino che vengono inseriti in una casa protetta. «Nessuno obbliga nessuna di queste donne a fare qualcosa contro la loro volontà – prosegue la De Lucchi –. Il nostro è un lavoro di accompagnamento, in un percorso di fuoriuscita dalla violenza». A queste donne viene fornito un supporto di tipo legale e psicologico, ma la scelta su quale strada intraprendere spetta solo a loro. «Anche perchè se non sono convinte – continua la responsabile – poi tornano sui loro passi. E quindi è giusto che siano loro a decidere». I colloqui con lo psicologo e il volontario permettono loro di fare chiarezza e avere una maggiore consapevolezza anche su cosa fare della loro vita. E al termine dei colloqui le due operatrici compilano una scheda informativa. Succede che queste donne nelle loro situazioni di disagio si portino dietro anche figli minorenni. In questo caso il centro indirizza i ragazzi verso psicologi dell’età evolutiva anche se continuano a rimanere in carico a «Maipiùsola». Il centro sta lavorando anche sulla prevenzione partendo dalle scuole. Nelle materne ed elementari è nata una collaborazione con il personale docente che viene aiutato a riconoscere i segnali di disagio di un bambino. Nelle scuole superiori invece entrano a contatto diretto con gli studenti. «E abbiamo trovato che le dinamiche relazionali tra i giovani – dice la responsabile – non sono sempre sane. A volte nei rapporti sentimentali c’è troppa violenza fisica e psicologica. Da qui l’ausilio degli psicologi». Insomma c’è molto da lavorare e nel frattempo dalla loro indagine sono rimasti fuori i social network dove il bullismo e la violenza non hanno un volto.