Uccise la moglie, il delitto annunciato in un diario

Le rivelazioni nella sentenza di condanna del marito-padrone Salvatore Iemma

Antonietta Romeo

Antonietta Romeo

Sarzana, 28 agosto 2015 -  UN DELITTO annunciato e, quindi, potenzialmente evitabile, quello di Antonietta Romeo uccisa con un colpo di pistola dal marito-padrone, Salvatore Iemma, ad epilogo di una lunga serie di minacce, vessazioni, aggressioni e, anche, espliciti avvertimenti. «Se mi lasci, ti ammazzo». Già il 21 gennaio del 2014 Iemma aveva annunciato il proposito. La moglie lo aveva scritto in un diario, quello dove raccontava le sue tribolazioni di «donna chiusa in gabbia». Dario che, però, è venuto alla luce solo dopo la tragedia. Al pari della riconcibilità a Iemma di alcune vecchie lesioni per le quali la donna andò a farsi medicare al pronto soccorso, senza però rivelare la fonte delle botte. Le circostanze emergono dalla motivazione della sentenza di condanna dell’imputato – a firma del giudice Diana Brusacà – ritenuto colpevole di omicidio volontario, premeditato e aggravato dai motivi abbietti ma anche del ’reato’ satellite’ - non denunciato a tempo debito - di maltrattamenti.

Una conferma a tutto campo dell’impiato accusatorio prospettato dal pm Luca Monteverde. a sentenza non lo dice. Ma la prospettazione è logica: se già nel 2014 fosse esistita la rete di protezione sanitario/investigativa - il cosiddetto Codice Rosa - ora deputata alla tutela delle donne vittime di maltrattamenti e stalking forse Antonietta sarebbe ancora viva. Al pari, se fin dalla mattinata di quel maletto 13 agosto 2014, fosse arrivato all’orecchio delle forze dell’ordine che Iemma era sull’orlo della crisi di nervi per aver avuto la quasi certezza che la donna aveva un’altra relazione, paventando il proposito del delitto, forse la donna avrebbe potuto essere salvata. Invece, attorno alle 23, fu feddrata con un colpo di pistola in pieno petto. Iemma, per quello che ha fatto, deve scontare 30 anni di carcere. Avrebbe preso l’ergastolo se fosse stato processato con rito ordinario. E’ stato invece giudicato lo rito abbreviato, chiesto l’avvocato Andrea Guastini. Che ora studia la sentenza coltivando il proposito dell’appello.