A cena in Cittadella con la comunità cinese

Pregiudizi e offese su Facebook: gli immigrati annunciano una denuncia per calunnie

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Sarzana, 29 settembre 2014 - L’INVITO lo ha lanciato su facebook l’assessore Giulia Chiatti che dal primo giorno del suo mandato lavora perché integrazione non sia una parola vuota. «La comunità cinese cittadina vuole festeggiare con tutta Sarzana il 65°anniversario della nascita della Repubblica Popolare (festa nazionale in Cina). Mercoledì 1 ottobre a partire dalle ore 20 siamo tutti invitati presso la piazza d’Armi della Fortezza Firmafede. Il ristorante cinese “La Pace” offrirà alla città le specialità preparate apposta per noi! Spero veniate in tanti a conoscere un po’ più da vicino questa comunità di cui spesso si sa poco. A mercoledì!» il messaggio dell’assessore. E NEL «villaggio virtuale» il tam-tam è partito istantaneo, in un crescendo di opinioni disparate ma la maggior parte poco benevole, luoghi comuni, paure, e pregiudizi. Tanto negativi alcuni commenti alla notizia che altrettanto rapida è stata la risposta, arrivata via mail in redazione, di un «gruppo di cittadini cinesi» che lavorano in Val di Magra.

«Con sacrifici abbiamo aumentato l’offerta commerciale della vostra città, negozi, parrucchieri, bar e ristoranti. — scrivono — Non siamo un guppo che delinque, lavoriamo onestamente ma a volte, per i nostri orari prolungati, qualcuno pensa che sfruttiamo le persone che lavorano, il più delle volte però siamo proprio noi gestori che lavoriamo ore e ore, è la nostra cultura che ci ha trasmesso questo sistema. A parte tutto ciò non mi sembra che la nostra comunità sia andata alla ribalta delle cronache per truffe o reati in genere, siamo gente pacifica e rispettosa, paghiamo gli affitti e i dipendenti». Quindi non accettano le «ingiuste critiche» scritte su Facebook: «il fatto di mangiare gatti e cani oppure di cucinare cose che fanno stare male la gente, evasori fiscali, e ancora di vendere scarpe nocive alla salute» Così, scrivono, «abbiamo deciso di rivolgerci alle autorità competenti, abbiamo denunciato chi ha fatto tali affermazioni». Nella mail sottolineano sconcertati il riferimento su fb di un dipendente Asl alla pratica di autorizzazione sanitaria svolta da un operatore commerciale cinese. «Noi cinesi vogliamo bene a Sarzana e speriamo che il primo ottobre venite numerosi alla nostra festa, vi assicuriamo che non cucineremo né cani né gatti!» Il gruppo sottolinea «razzismo e cattiveria» che compaiono in molti commenti.

«E’ LA PRIMA volta per provare: se tutto andrà bene ne faremo altre» spiega sorridente, ignaro delle polemiche virtuali, Chen Cha Oxia, presidente dell’associazione generale di commercio cinese in Italia Ovest e titolare del ristorante “La Pace” di via Cisa che ha chiamato in aiuto una cinquantina di connazionali, anche dalle città vicine (Spezia, Carrara, Massa, Viareggio) per aiutarlo a preparare da mangiare per la festa e un anno fa aveva portato il Console, il governatore del distretto di Liandu e una delegazione di funzionari della Repubblica Popolare Cinese, per siglare il gemellaggio tra Sarzana e la sua terra. «Ha visto quanti turisti cinesi sono arrivati nelle Cinque Terre? Abbiamo fatto tanta pubblicità là» dice orgoglioso. E’ qui dal 1995, si è sposato, ha messo al mondo due figli: la più grande studia al liceo artistico a Carrara la più piccola, Chemengqi ha 5 anni e va all’asilo. La sua famiglia un fratello e una sorella hanno due grosse aziende a Roma. «Mi dicono sempre di andare giù ma io mi sono innamorato di Sarzana — dice — guadagno meno, lavoro per pagare le tasse ma vivo tranquillo e in un clima da paradiso. Sono arrivato senza niente e ora sono riuscito a comprare la casa, ma noi lavoriamo tanto, per questo non imparo tanto la lingua: non ho tempo. E’ la nostra mentalità: viviamo per lavorare». E il suo ristorante non chiude mai, le ferie non esistono e le vacanze neppure. «Ma la verdura la compro al mercato, i ristoranti sarzanesi li ho girati tutti. Cani e gatti? Non ne ho mai mangiati. Forse nelle montagne qualcuno lo fa, ma il 97 per cento dei cinesi no».