Tasse e multe non incassate. Manca all’appello un milione

Ci sono profili di danno erariale a carico del Comune

Le indagini sono condotte dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza (foto di archivio)

Le indagini sono condotte dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza (foto di archivio)

Sarzana, 23 ottobre 2016 -  UN TESORO non coltivato, dimenticato, destinato a farsi ‘bomba’ giudiziario-contabile nella forma del danno erariale. E’ quello costituito dal mancato recupero alle casse del Comune di Sarzana dei soldi a esso spettanti – ma non versati – per il pagamento dell’Ici (imposta sulla casa), della Tares (tassa sui rifiuti) e dalle sanzioni per violazioni al codice della strada, con annessi interessi, relative agli anni 2010/2011. Una vicenda sulla quale sta indagando il nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza del comando provinciale prossimo a stringere il cerchio con le contestazioni di rito da porre al vaglio della Procura della Corte dei conti nella prospettiva delle incolpazioni e quindi della quantificazione del danno erariale per addebitarne il ristoro.

IL NODO è quello delle relazioni fra Comune ed agente riscossore, la società Gefil, là dove il primo ha affidato alla seconda la funzione di dare la caccia ai creditori e fare cassa ma non la ha dotata dell’anagrafe patrimoniale per stanare gli evasori e, dopo la dichiarazione di inesigibilità del credito conseguente al flop della prima notifica e alla mancata acquisizione dei dati per intraprendere l’azione esecutiva, non ha promosso rilievi alla Gefil stessa. Il Comune, infatti, si sarebbe reso passivo di fronte alla prima comunicazione della Gefil in ordine al mancato perfezionamento della notifica della sanzione con corredo di interessi, là dove l’indirizzo dell’evasore era mutato e non era stato trovato in casa. Avrebbe dovuto, diversamente, dotare il soggetto riscossore della banca dati patrimoniale per permettere allo stesso di individuare beni da colpire con le successive azioni esecutive (pignoramento). Non solo: dopo la dichiarazione di inesigibilità del credito da parte di Gefil (tre anni dopo il flop della notifica) non avrebbe colto l’opportunità della finestra temporale di due anni per sollevare obiezioni, azione che avrebbe avuto l’effetto indotto di bloccare la prescrizione. Silenzi e inerzia si sono risolti in un danno erariale sulla cui quantificazione, allo stato, trapela solo un’indiscrezione: oltre un milione di euro. Col cerchio delle responsabilità che sta stringendosi su chi aveva il compito di vigilare e non l’ha fatto.