"Cerco la mia madre naturale". Battaglia di una figlia adottiva

Ricorso al tribunale per conoscere l’identità della donna che la mise al mondo

Patrizia Mancini, figlia adottiva alla ricerca della madre naturale

Patrizia Mancini, figlia adottiva alla ricerca della madre naturale

Arcola, 18 maggio 2018 - La vita è dono. Soprattutto quando la scelta di mettere al mondo un figlio è tribolata. E anche quando la mamma esaurisce il suo compito con il parto, rinunciando ad assumersi le responsabilità di crescere la creatura. A pensare questo è Patrizia Mancini, 33 anni, residente ad Arcola, adottata quando aveva due mesi da una coppia premurosa di San Terenzo. «Due genitori stupendi, che mi hanno cresciuto con grande amore e ai quali va la mia massima riconoscenza. Lo sappiano anche coloro che, nel paese, mi hanno criticata per le decisioni che ho assunto». Patrizia coltiva un sogno: conoscere l’idendità della donna che il 21 settembre dell’83, nell’ospedale di Savona, la mise al mondo, insieme alla sorella gemella. «Un bisogno di verità – dice – lungi da me volerla colpevolizzare. Semmai, ringraziarla per avermi dato la vita, per aver rinunciato alla possibilità offerta dalla legge 194 di abortire. Se sono qua è perché lei ha pensato che il valore della vita era prevalente su qualsiasi altro e su ogni altra necessità personale».

PER QUESTO Patrizia ha dato corso ad una battaglia: abbattere il muro alzato dalle legge che impedisce ai figli adottivi di conoscere l’identità della madre biologica.

«Oggi più che mai è il momento giusto per palesare il mio desiderio: in Senato è aperta la discussione sulla proposta di legge tesa a permettere ai figli adottivi di risalire alla madre naturale. Sono poi in attesa degli esiti in un ricorso al Tribunale dei minorenni al quale, attraverso l’avvocato Giancarlo Rossetti, ho chiesto di farmi vedere le carte...». «Mi sono ancorato - spiega il legale - ad una recentissima sentenza della Cassazione che, sull’onda di una sentenza della Consulta risalente al 2013, ha aperto un varco sulla legislazione che poneva l’off limits alla ricerca, aprendo alla possibilità di interpellare la madre che abbia dichiarato alla nascita di non voler essere nominata, ai fini di una eventuale revoca di tale dichiarazione».

«I MECCANISMI legali sono complicati – dice Patrizia – ma io non mollo. Mia sorella non la pensa come me e la rispetto. Ma io sento forte il desiderio di vedere negli occhi chi mi ha messo al mondo, di vedere il mio volto specchiarsi in uno sguardo nel quale possa ritrovarmi... Un bisogno che è cresciuto da quattro anni a questa parte, dopo la nascita di mio figlio, dopo il secondo abbandono subìto, quello da parte del mio compagno, un mese dopo il parto..»

Cosa direbbe alla madre naturale, se la ritrovasse?

«Prima di tutto grazie. Poi vorrei rassicurarla in ordine allo splendido percorso di crescita che ho sviluppato con i genitori adottivi; il discorso poi potrebbe andare sul come e sul perché della sua scelta... comunque una scelta di vita».

Corrado Ricci