Meningite, allarme per l’ultimo volo di Sharon: alla ricerca dei passeggeri dell’aereo

Profilassi necessaria per chi viaggiava con la donna morta di meningite

Continua il super-lavoro al distretto sanitario e per i medici di famiglia di Ameglia

Continua il super-lavoro al distretto sanitario e per i medici di famiglia di Ameglia

Sarzana, 23 marzo 2017 - Saranno chiamati a sottoporsi alla profilassi contro il rischio meningite gli inconsapevoli passeggeri dell’aereo che hanno condiviso il suo ultimo viaggio dall’Inghilterra ad Ameglia con Sharon Kirkman, la sfortunata sessantenne uccisa dal meningococco per una sepsi fulminante.

Aver trascorso ore a distanza ravvicinata, in un ambiente chiuso infatti aumenta sensibilmente il rischio di contagio e per questo dovranno essere rintracciati e informati della situazione. In questo caso infatti, come hanno spiegato i medici, seppur involontariamente il contatto è stato diretto e molto più intenso del semplice incontro per strada. I medici di famiglia di Ameglia da due giorni stanno ricevendo pazienti e telefonate, ripetendo a tutti le solite precauzioni. Non nascondendo però un pizzico di polemica per essere stati informati dall’Asl dell’allarme soltanto in serata e in alcuni casi dai pazienti che avevano letto sui social e su internet la notizia del decesso.

Anche ieri al distretto sanitario si sono presentati alcuni pazienti, meno rispetto al primo giorno di apertura, ma in tanti si sono rivolti ai medici che operano sul territorio amegliese Claudio Pisani, Roberto Fui, Giulia Fui, Marilena Poli e Giovanni Frediani. Il dottor Claudio Pisani ha svolto il doppio ruolo di professionista e politico, essendo consigliere comunale.

«Il sindaco – spiega Pisani – ha fatto bene a aprire il distretto perchè comunque in questi casi la paura cresce. Ho ricevuto pazienti e tanti mi hanno telefonato per chiedermi consigli. A tutti ho ribadito che la profilassi diventa necessaria qualora il contatto sia stato diretto e molto stretto negli ultimi 7-9 giorni». Anche nello studio medico di Giulia Fui le giornate sono state ricche di telefonate.

«E’ comprensibile – commenta la dottoressa – perchè comunque in casi del genere il timore è inevitabile. Abbiamo cercato di capire in che modo i pazienti hanno avuto contatto con la donna e ribadito che non basta averla incrociata per strada per correre pericolo. Ci vogliono contatti prolungati, frequentazioni in ambienti chiusi. In questo caso è stato consigliato di seguire una profilassi».