Spazzatura, incendi, pericoli tra i capannoni dell’ex scalo merci

A un passo da centro il degrado avanza

Immagini del degrado

Immagini del degrado

Sarzana, 18 febbraio 2017 - Il bagliore delle fiamme, con cadenza quasi regolare, risveglia gli abitanti dei palazzi intorno all’area ferroviaria che una volta era lo scalo merci. Il fuoco fa scappare quanti in quelle aree abbandonate all’incuria e al degrado continuano a trovare rifugio: dentro i container arruginite e stracolni di rifiuti di ogni genere, in mezzo a topi e spazzatura, tra tettoie che cadono a pezzi e vecchie cisterne. Mattoni e cemento, catene e lucchetti con cui nel tempo si è cercato di fermare le occupazioni abusive, si sono rilevati ogni volta inutile.

Ora c’è una breccia enorme sulla parete improvvisata a chiudere la porta del vecchio fabbricato lungo i binari che il Comune di Sarzana ha già comprato dalle ferrovie insieme al Metropark. E’ mèta di un pellegrinaggio quotidiano, notturno e diurno. Si scavalcano reti e recinzioni per scomparire tra rovi e spazzatura dove “consumare”, comprare o scambiarsi stupefacenti. Le siringhe arrivano fino alla carcassa d’auto abbandonata da tempo nello spiazzo lungo via del Murello utilizzata come parcheggio.

E poco distante, al di là dei binari, è il “bronx”. Un immigrato dal Marocco, «regolare» assicura, vive lì con la compagna polacca. Una sorta di guardiano delle attrezzature e dei macchinari del cantiere riaperto per completare il sottopasso e allargare via del Murello. Ma intorno al suo rifugio i “bivacchi” sono tanti, a volte dai bracieri accesi per cucinare o riscaldarsi scappa una scintilla e la spazzatura intorno prende fuoco. L’ultimo incendio pochi giorni fa. Mostra, sconsolato, quel che è rimasto quando i vigili del fuoco hanno finito di spengere l’ennesimo incendio: un cumulo di cenere e oggetti carbonizzati, proprio sotto un vecchio vagone abbandonato. Intorno restano le tracce di quelli precedenti, sulle quali altri rifiuti si sono accumulati. I controlli da parte delle forze dell’ordine sono costanti ma non riescono a “cancellare” il degredo né gli abusi, che con altrettanta costanza si ripetono.