Sarzana, 16 giugno 2014 - IL RITO si consuma come ogni anno. Nella cattedrale di Santa Maria gremita, i canti preparano la processione con la reliquia del Preziosissimo Sangue, portata con devozione dal Vescovo Monsignor Ernesto Palletti, protetta dal baldacchino retto dai soci dell’Anmi. Davanti il crocefisso rivolto verso i fedeli, le sole otto confraternite arrivate da tutta la diocesi con i loro labari, l’Ordine dei Costantiniani di San Giorgio e quello del Santo Sepolcro di Gerusalemme, i gruppi Avis di Sarzana e Ortonovo, gli Scout, i bambini della Prima Comunione. “Una volta si parlava di settemila persone, la chiesa era gremita e la via Grande non conteneva tutti” raccontano. Ma quelle immagini restano negli archivi e nella memoria dei sarzanesi. Oggi l’amministrazione ci prova a riappropriarsi di quella memoria, fatta di fede, ma anche di storia, tradizione, cultura, a far sì che la città torni a sentirla sua. Lo sottolinea il sindaco Alessio Cavarra nell’incontro, “storico” dice, con il vescovo salito in sala consiliare per portare il suo saluto alla città. Ci sono il presidente del consiglio Paolo Mione, gli assessori Ravecca e Michelucci, tre consiglieri di maggioranza e uno dell’opposizione, le autorità militari e quelle religiose, qualche cittadino. Il messaggio del sindaco parla dell’importanza della funzione laica della chiesa, del valore non solo cattolico della reliquia, di allargare a tutti il privilegio di venerarla di cui Sarzana gode da secoli, di instaurare un “rapporto sincero e costruttivo” fra cattolici e laici, quindi tra Comune e Curia. Chiara la “visione”: “favorire una più ampia fruizione del patrimonio della chiesa”. Insomma la speranza è che sarzanesi e “foresti” non trovino più chiese e musei chiusi, neppure per la pausa pranzo. E per monsignor Palletti il dialogo non può mancare tra uomini consapevoli di camminare nella storia e custodire “un patrimonio per quelli che verranno dopo”, i valori della giustizia e della solidarietà. C’è, nelle parole del Vescovo, la consapevolezza del grande patrimonio d’arte che la chiesa dona alla città, della ricchezza culturale che rappresenta. Se i valori sono davvero comuni, se il dialogo sarà davvero libero, chiese e musei terranno sempre aperte le loro porte, si saprà solo poi.

MA FORSE l’appello per riscoprire il Preziosissimo Sangue finora è stato ancora troppo debole e, malgrado “il valore culturale e il profondo radicamento nell’animo dei sarzanesi” della reliquia, sembra abbia fatto fatica a sentirsi dentro dentro il palazzo comunale. Così ai “momenti importanti” organizzati dall’amministrazione insieme alla chiesa ben pochi hanno voluto esserci. Praticamente nessuno ieri mattina alle 10 quando le locandine annunciavano l’apertura dell’oratorio di Santa Croce per la mostra sui tesori della Biblioteca Nicolò V e degli Archivi lunensi. Ci sono il direttore Paolo Cabano, Maria Vittoria Petacco, Giorgio Saporiti e Filippo Pittiglio, tre della decina di volontari che tengono viva e fanno crescere la biblioteca dedicata al Papa sarzanese Nicolò V, mai davvero entrata nella rete del Sistema comunale annunciato anni fa in pompa magna. C’è anche il fotografo Giordano Benacci che, per conto del Comune, deve immortalare il momento. E l’amministrazione comunale? Desaparecida! Don Cabano aspetta un po’: “Ma non ho molto tempo - spiega - alle undici devo essere a celebrare messa a Santo Stefano”. E in tempo non arriva nessuno, ma neppure arriva dopo: non il sindaco, nessun assessore, neppure un consigliere, giusto qualche cittadino ma a contarli basta una mano. Così l’inaugurazione si risolve nella grande disponibilità dei volontari a spiegare con passione ai pochi cittadini tutti i tesori che la biblioteca custodisce, anche quelli che non hanno avuto modo di mostrare visto il poco tempo (tre settimane) avuto per organizzare la mostra su richiesta del Comune.

Emanuela Rosi