Sarzana, 16 luglio 2013- Era la seconda tappa del trekking, camminavano in fila indiana, come si fa sempre in montagna. Sei ore di salita, ma forse una delle tappe più facili nel percorso dell’Alta Via dello Stubai che si snoda sulle Alpi austriache oltre i duemila metri di altezza. Ma Monica Fabbri, sarzanese di 51 anni insegnante all’Istituto Buonarroti di Carrara, alla mèta non ha potuto arrivarci.

Il piede che non trova l’appoggio stabile, la caduta, le mani impegnate a tenere il pesante zaino pieno del necessario per arrivare in autonomia da un rifugio all’altro, per sette giorni senza scendere dalla montagna. Non è riuscita a proteggersi Monica, è caduta ed ha battuto la testa su una roccia, un colpo tanto violento che non si è più mossa. Una tragedia assurda che si è consumata in un istante sotto gli occhi atterriti dei ventitre compagni partiti con lei da Sarzana domenica mattina per condividere quell’esperienza affascinante. Hanno chiamato subito i soccorsi ma si sono resi conto che la tragedia si era ormai consumata e quando è arrivato il medico l’ultima residua speranza è svanita.

Si è interrotto lì, a 2200 metri di altezza tra il rifugio Starkenburger e il Fransenn Hùtte, il trekking organizzato dal Club alpino di Sarzana. Il gruppo, guidato dallo stesso presidente della sezione Giuliano Vanacore, era partito in pullman da Sarzana all’alba di domenica mattina. Sarà un pullman organizzato in fretta dal Cai a riportare tutti a casa già oggi. Impossibile continuare la vacanza con negli occhi le immagini della tragedia e nel cuore il dolore straziante per Monica Fabbri, il cui corpo sarà riportato a Sarzana non appena concluse le formalità previste dalla legge austriaca, e il pensiero per il figlio ventenne che lei aveva salutato due giorni fa a Sarzana, in via Cisa dove viveva.
 

Erano partiti in 24, uniti dalla passione per la montagna che aveva portato Monica a iscriversi al Cai due anni fa. La grande soddisfazione lo scorso luglio, di essere riuscita a salire fino a 3000 metri di altezza, la gioia di arrivare sul ghiacciaio dell’Adamello, quella montagna che continuava a stupirla e ieri l’ha tradita. L’anno scorso il trekking sulle Dolomiti, quest’anno aveva deciso di partecipare a quello sulle Alpi austriache: panorami spettacolari sul sentiero che non attraversa i ghiacciai, da percorrere solo con gli scarponi, qualche passaggio più esposto attrezzato con manovie metalliche e scalette a pioli. Affascinante, magari faticoso ma tutto sommato facile: basta qualche esperienza alpina e sicurezza di passo.

Domenica il gruppo era arrivato nel pomeriggio nel paese di Neustift e si era subito messo in cammino: due ore per raggiungere il primo rifugio dove trascorrere la notte. Ieri mattina, alle 7, erano già in cammino per la seconda tappa: sei ore. Ne hanno percorse appena tre quando il destino ha spezzato il futuro di Monica. Erano in fila indiana su un tratto agevole di un largo sentiero. Ma alla tragedia è bastato forse un sasso, il piede che perde aderenza, poi la caduta e niente tra la testa e la roccia ad evitarla.