Casa-famiglia nella villa confiscata: in cerca di risorse per il progetto

Non riesce a partire il recupero dell’immobile di via Ghigliolo

I volontari di Libera impegnati nella pulizia dei terreni intorno alla villa di via Ghigliolo per sollecitare l’assegnazione del bene confiscato

I volontari di Libera impegnati nella pulizia dei terreni intorno alla villa di via Ghigliolo per sollecitare l’assegnazione del bene confiscato

Sarzana, 20aprile 2016 -  I PROGETTI sono pronti e di certo l’entusiasmo non è mai venuto meno. Ma per trasformare una villa, in stile decisamente da pellicola hollywoodiana, in una casa famiglia che possa restituire serenità e pace a persone in difficoltà il passo è ancora molto lungo. Ci sono le idee, tanta volontà e impegno ma per tradurli in opere occorrono finanziamenti. Quelli che i volontari, il Comune di Sarzana e soprattutto le associazioni alle quali è stata affidata la villa di via Ghigliolo sulle alture della città sequestrata a Gabriele Venturi, stanno cercando di portare a casa. Il piano di recupero e trasformazione di una struttura su più piani nei quali spiccano una palestra, bagni con vasche idromassaggio e cucina con elettrodomestici all’avanguardia, necessita di interventi radicali e complessi. Molto di più di quando è servito per trasformare l’appartamento di via Landinelli e consentirne l’utilizzo all’associazione Quarto Piano. Gli spazi più ridotti e l’utilizzo previsto infatti hanno consentito ai ragazzi di fare in fretta e aprire la sede già a gennaio.

LA VILLA ha seguito lo stesso iter di tanti immobili sequestrati alla criminalità e assegnati ai Comuni che si sono impegnati in prima linea con il lavoro della magistratura. L’amministrazione comunale di Sarzana ha trovato come preziosi interlocutori la cooperativa Cometa e la Comunità Papa Giovanni XXIII da tempo impegnate nel mondo del sociale e del recupero di situazioni di disagio. Da anni, insieme ai ragazzi delle associazioni Libera e L’ègalitè, stanno disegnando le linee future della villa sulla collina che domina la vallata. Un luogo ideale per accogliere famiglie, consentendo l’utilizzo dei terreni che circondano la casa per la coltivazione. Inoltre la piscina, attualmente riempita dall’acqua piovana, potrebbe far parte di un lavoro da svolgere insieme ai disabili. Insomma ci sono tanti motivi e ragioni validissime per restituire dignità a un edificio che la chiusura forzata sta mettendo a dura prova. L’opera di volontariato dei ragazzi consente interventi di manutenzione esterna, il taglio dell’era e la pulizia ma per trasformare le stanze dai soffitti a specchio e le scale a chiocciola in una struttura accogliente e soprattutto mirata a una dimensione ben più intima e sociale serve molto di più. Ogni estate i ragazzi si ritrovano nel parco per ripulirlo: un gesto che non è solo azione fisica ma un segnale della volontà di trasformare e restituire a nuova vita. Ma il sogno è ben altro e per riuscire a trasformarlo in realtà non basta soltanto la buona volontà.