Ryanair, il governo studia una riduzione delle tasse

Dopo l'annuncio del colosso low cost di chiudere due basi, un aeroporto e 16 rotte, in seguito all'aumento della tassa d'imbarco, dal ministero delle Infrastrutture arrivano segnali di una possibile marcia indietro.

Un aereo Ryanair

Un aereo Ryanair

Roma, 7 febbraio 2016 - Prove di accordi tra governo e Ryanair. Dopo l'annuncio del colosso low cost dei cieli, di chiudere le basi di AlgheroPescara, l'aeroporto di Crotone e 16 rotte come reazione all'aumento italiano delle tasse aereoportuali, sembra che le proteste non cadano nel vuoto. Da fonti del ministero delle Infrastrutture arriva la notizia di una possibile marcia indietro da parte del governo italiano, che potrebbe rivedere la propria decisione sulla tassa d'imbarco. Intanto, a qualche giorno dall'annuncio delle chiusure, oggi Ryanair ha corretto un po' il tiro con le parole del responsabile comunicazione John Alborante: "Se il Governo rivedesse le sue decisioni siamo pronti anche noi a rivedere la nostra posizione", ha detto, facendo capire che gli irlandesi sono pronti a tornare indietro sui propri passi (le chiusure sono previste da ottobre) qualora il governo decidesse di eliminare l'aumento delle tasse aeroportuali. 

L'accusa della compagnia nei confronti dell'Italia è quella di usare l'incremento delle tasse aeroportuali di 2,50 (da 6,50 a 9 euro) per ciascun passeggero in partenza dall'Italia, (aumento in vigore dal primo gennaio scorso), per sussidiare il fondo per la cassa integrazione degli ex piloti Alitalia. Accuse contro cui si era scagliata la Filt Cgil. "E' una bufala - aveva detto il segretario nazionale Nino Cortorillo  - che i 2,5 euro di tasse servano pagare pensioni di ex piloti Alitalia che sono pagate dalla previdenza pubblica sulla base dei singoli versamenti. Nel fondo del trasporto aereo i piloti sono meno del 5%". Secondo il sindacalista Ryanair con la chiusura della base di Alghero "deve trovare una motivazione ad una sua scelta sbagliata". 

Ora, però, la politica sembra andare incontro alla compagnia low cost. Forse anche alla luce delle preoccupazioni sollevate in questi giorni dai territori interessati (oggi il presidente della società di gestione dell'aeroporto di Pescara ha ricordato che il contributo dello scalo al Pil regionale arriva ad un miliardo). Così oggi fonti del Ministero guidato da Graziano Delrio ricordando che "gli aumenti non potevano essere evitati per impegni assunti da governi precedenti",  e fanno sapere che "sono allo studio varie ipotesi per la riduzione della tassa" nei prossimi mesi. E mandano però un messaggio agli irlandesi: "le minacce di interruzione dei servizi non sono utili a trovare una soluzione", avvertono, ricordando che le compagnie low cost "frequentemente hanno sostegni dagli aeroporti dei territori".