Renzi: "Decido io le riforme, non Troika o Bce. Deficit, non sforeremo il tetto del 3%"

Il premier dal ritrovo scout a San Rossore: "Stop al potere di rendita. Rottamazione? Conto alla rovescia anche per me"

Il premier Matteo Renzi in visita alla Route nazionale degli Scout Agesci a San Rossore (Ansa)

Il premier Matteo Renzi in visita alla Route nazionale degli Scout Agesci a San Rossore (Ansa)

San Rossore (Pisa), 10 agosto 2014 - La politica è in ferie, ma Matteo Renzi torna a parlare delle riforme, in primis di quella di Palazzo Madama. "La cosa positiva del Senato è che finalmente i politici cambiano se stessi. Questo vuol dire che non c'è più potere di rendita per nessuno. Bisogna cambiare tutti", dice il premier in un'intervista alla rivista on line dell'Agesci, Camminiamo Insieme.

"Quello che è più difficile del previsto sono le incrostazioni, le resistenze. Credo che sia stato importante fare la riforma. Se vogliamo fare bene bisogna cambiare tutti", aggiunge Renzi al giornale degli scout, a cui ha fatto visita in occasione della Route 2014 a San Rossore (Pisa)"I politici devono essere come lo yogurt, a un certo punto devono scadere, non lo puoi fare per sempre - continua il presidente del Consiglio -. Vale anche per me, per me è già iniziato il conto alla rovescia per essere rottamato". 

"Negli ultimi due mesi noi abbiamo fatto in Italia 108mila posti di lavoro in più, sono 108mila persone che hanno trovato lavoro e non lo avevano - dice ancora il premier -. E' un primo passo, non è ancora sufficiente, però la cosa fondamentale è riuscire a cambiare il sistema paese".

Ma Renzi, in un colloqio con La Stampa, parla anche del rapporto tra l'Italia e l'Ue. ''La frase di Draghi è: se non fa le riforme, l'Italia non è attrattiva per investimenti esteri. Bene: questa è la linea anche mia e di Padoan. Siamo d'accordo, nessun problema. Ma se qualcuno vuole interpretarla e far intendere che l'Europa deve intervenire e dire all'Italia quel che deve fare, allora no, non ci siamo'', afferma il premier. 

E ancora: "Oggi non è l'Europa che deve dire a noi cosa fare. Il Pd ha vinto le elezioni, è il partito che ha preso più voti in Europa, io e il governo siamo usciti più forti dal test di maggio e non abbiamo bisogno di spinte da Bruxelles: minimamente''. Secondo Renzi ''sono gli Stati a dover indicare alla Commissione via e ricette per venir fuori dalle secche''. 

Sul Pil, aggiunge, ''discuto volentieri di quei dati perché paradossalmente mi aiutano a dire con più forza: dobbiamo andare avanti con le riforme. Però devo esser sincero e dirla tutta: la drammatizzazione del Pil è qualcosa che rispetto ma non condivido. Infatti non è che l'Italia sia rientrata in recessione: non ne è mai uscita. ''Noi stiamo facendo cose importanti, che daranno frutti nel tempo: la riforma della Pubblica amministrazione curata da Marianna Madia, assieme alla semplificazione fiscale, saranno una rivoluzione; e l'intervento di Poletti sul lavoro ha creato 104mila nuovi occupati, dei quali - chissà perché - nessuno parla''. 

Quindi la stoccata alla classe dirigente in senso lato - "professori, analisti, editorialisti, accademici" - che il premier definisce il "nuovo fronte polemico". "Spero che si faccia tutti un salto in avanti, anche loro. E' il Paese ad averne bisogno. Questa storiella che è tutta colpa della politica, non regge più: abbiamo dimostrato di saper cambiare. Ci provino anche loro, adesso. Ma ci provino sul serio, invece di firmare appelli perfino contro il raduno nazionale dei boy scout". 

Infine, in un'intervista al Financial Times, il premier afferma: ''Non ho intenzione di superare il tetto del 3%. Speriamo di aver una crescita migliore nella seconda metà'' e chiudere con un deficit al 2,9%, sottolineando che l'Italia non sforerà il 3%, ''è un regola vecchia ma è una questione di credibilità e reputazione per l'Italia anche se altri lo supereranno''. ''Sono d'accordo con Draghi quando dice che l'Italia ha bisogno di fare riforme ma come le faremo lo deciderò io - conclude -, non la Troika, non la Bce, non la Commissione Europea. Farò io le riforme perché l'Italia non ha bisogno di qualcuno che le spieghi cosa fare''.