Quei tesori nascosti negli scatoloni: Fattori e i Macchiaioli dimenticati

Livorno, chiusi nel deposito del museo intitolato all’artista toscano

Sotto inchiesta Qn

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Monica Dolciotti

LIVORNO, 17 settembre 2014 - C’È UN TESORO in opere d’arte che vale almeno 40 milioni impacchettato a Livorno, nei depositi del Museo Fattori a Villa Mimbelli e nelle sale espositive. Sono 2.600 opere tra dipinti, statue e icone greche, più 2.000 reperti archeologici, 12.000 monete, 250 disegni, 156 stampe del Fattori e 200 dipinti tra quelli di Fattori e dei Macchiaioli. Ci potrebbe allestire un altro polo espositivo: da decenni è inutilizzato in casse, scatoloni e scaffalature. Per riportare all’attenzione della città questo patrimonio fu fatto un sopralluogo il 5 dicembre 2013 dalla settima commissione cultura del Comune su richiesta della ex consigliera Marcella Amadio che ne chiese la valorizzazione suggerendo di «esporre questi beni al Museo Fattori». La commissione spulciò i depositi del museo accompagnata dalla direttrice Francesca Giampaolo. Sotto i riflettori per una giornata sono tornati: quadri, marmi, bassorilievi etruschi e romani, reperti in bronzo sempre etruschi — furono esposti a Venezia anni fa.  Dipinti e reperti del Risorgimento tra i quali i cimeli garibaldini come le famose camicie rosse e il tavolino da letto dell’eroe dei due mondi, donato al Comune di Livorno dalla figlia Clelia Garibaldi nel 1933. Più i moschetti degli eroi livornesi che contrastarono i nemici austriaci di epoca risorgimentale. Tra le opere spicca poi una pregevole collezione di icone donate alla città di Livorno da Caterina imperatrice di Russia nel 1773. Ma assieme a queste ci sono anche paramenti, oggetti sacri, preziosi candelabri. Tutto fu inventariato nel 1924, dopodiché il tesoro passò in possesso del Comune. 

IL PROFESSOR Giangiacomo Panessa, console di Grecia ed esperto di storia e d’arte ricorda: «A Villa Mimbelli è conservata anche quella che dovrebbe essere la più vasta collezione di reperti e documenti post bizantini e ortodossi in Italia dopo quella di Venezia». E nell’Archivio di Stato di Livorno «si trova l’inventario originale dei beni di Caterina di Russia in greco del 1773. Chiedo che questi beni siano recensiti».  A Villa Mimbelli i tesori però affondano le radici anche nella storia più remota: ci sono 2.000 reperti archeologici etruschi e romani, 12.000 monete antiche sulle quali a più riprese sono state levate voci allarmanti su presunte sparizioni di alcuni dei pezzi più pregevoli, su cui però mai nessuno si è pronunciato in via ufficiale. E i dipinti di Fattori e di Natali molti dei quali imballati. Tutto questo ben di Dio per un valore di 40 milioni di euro è assicurato dai Lloyd’s di Londra. 

LA DIRETTRICE del Museo Fattori, Francesca Giampaolo, ha giustificato così la mancata valorizzazione di questo patrimonio storico-artistico: «Mancano le risorse finanziarie per esporlo. Tuttavia nel 2015 sarà inaugurato nel quartiere Venezia, in piazza del Luogo Pio, il Museo della Città dove troverà collocazione parte delle opere attualmente conservate nei depositi a Villa Mimbelli».