Stabilità, il governo pone la fiducia. Bagarre e polemiche in Senato

I sindacati all'attacco: "Pronti a occupare le Province a oltranza". Delrio: "Nessuno rimarrà per strada"

Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi (Ansa)

Il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi (Ansa)

Roma, 20 dicembre 2014 - Tra le proteste dell'Aula, il governo ha posto la fiducia su un maxiemendamento interamente sostitutivo della legge di Stabilità (SCHEDA). Il voto di fiducia nella notte, poi la riunione del Cdm per la nota di variazione e di nuovo dell'Aula per l'ok finale ai documenti di bilancio.

Insomma la legge di stabilità stoppa l'avvio della riforma elettorale nell'Aula del Senato, facendo slittare di diverse ore l'obiettivo che giovedì governo e maggioranza si erano dati. L'arrivo del maxi-emendamento del governo con quasi 24 ore di ritardo ha scombussolato i giochi. Ora la marcia a tappe forzate per l'incardinamento della riforma elettorale sono dipese, secondo quanto si conferma nella maggioranza, "dall'impossibilità di assicurare la presenza del numero legale domano o lunedì" soprattutto "tra i Dem". Un avvio quindi non certo trionfale, ma che consentirà di rispettare i tempi con l'approvazione a gennaio.

ll ritardo di ore del governo nel presentare nell'Aula del Senato il maxiemendamento ha fatto infuriare le opposizioni al Senato. I rappresentanti della Lega per oltre mezz'ora, con l'Aula chiusa, hanno battuto i pugni sui banchi protestando contro "un'attesa inaccettabile" visto che "è da ieri che attendiamo un testo da esaminare". Dopo l'annuncio del ministro Boschi di porre la questione di fiducia è scoppiata la bagarre. E il senatore dei Cinque Stelle Alberto Airola, rivolgendosi al presidente Pietro Grasso che si scusava per il ritardo con il quale era stata ripresa la seduta ha gridato: "Presidente non è lei che si deve scusare, ma il governo".

Le proteste sono proseguite nella notte durante l'esame del maxiemendamento presentato dal governo. "Forza Italia abbandona l'Aula e invita le altre opposizioni a fare altrettanto", ha annunciato il capogruppo di Fi Paolo Romani, convinto che "non si sia nelle condizioni di continuare".

SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA - Anche i sindacati della pubblica amministrazione sono sul piede di guerra, pronti a occupare a oltranza le Province. Sui decreti attuativi del Jobs Act l'esecutivo ha illustrato le sue posizioni alle parti sociali, ha raccolto "istanze e sollecitazioni", ma ha chiarito che "non ci sarà nessuna trattativa" e che i decreti delegati saranno approvati "nel rispetto delle delega approvata" dal Parlamento. Questo l'esito dell'incontro di questa mattina a palazzo Chigi tra il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e le parti sociali. I sindacati contestano il metodo, restano sulle barricate anche sui pochi contenuti emersi e promettono di proseguire "con azioni di lotta crescenti". I rappresentanti dei lavoratori lamentano il fatto che il governo non abbia fatto sapere nulla di concreto sui contenuti dei decreti delegati.

"Oggi la mobilitazione si estende a tutte le Province italiane, e senza un intervento del Governo, un passo indietro su provvedimenti dannosi e insensati, non si fermerà", è la nota unitaria dei sindacati. "Chiediamo al Parlamento di evitare il peggio, alle Regioni di fare la loro parte", hanno proseguito i segretari generali di Fp-Cgil, Rossana Dettori, di Cisl-Fp, Giovanni Faverin e di Uil-Fpl, Giovanni Torluccio, rilanciando la mobilitazione dei lavoratori delle province "contro il rischio di esuberi per 20 mila lavoratori a tempo indeterminato e del licenziamento per oltre 2 mila precari". La protesta si estende anche contro i "pesanti tagli previsti in Legge di Stabilità". Tagli che per i sindacati "mettono a rischio il funzionamento dei servizi di area vasta, dalla sicurezza scolastica alla tutela ambientale, passando per la viabilità e le politiche attive sul lavoro". Insomma, hanno avvertito, "la mobilitazione che è cresciuta in queste settimane oggi raggiungerà il suo apice in tutto il Paese, dopo le prime occupazioni di ieri". E hanno assicurato: "Senza un dialogo vero la mobilitazione continua". Le sigle del pubblico impiego spiegano di volere "un riordino vero", ma, aggiungono, "il Governo abbandoni certi toni".

DELRIO RASSICURA - "Il personale delle province non rimarrà per strada ma verrà assorbito tramite blocco di tutte le assunzioni in tutte le amministrazioni dello Stato e affini", ha assicurato Graziano Delrio sottolineando che nel maxiemendamento alla legge di stabilità c'è un "elemento di certezza e non d'incertezza come qualcuno ha erroneamente sottolineato".

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