Torti e ragioni del prete gay

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

Il direttore de La Nazione, Pier Francesco De Robertis

Il direttore de La Nazione, Pier Francesco De Robertis

Firenze, 7 ottobre 2015 - Gentile Direttore, vorrei esternare il mio pensiero su quel prete che ha avuto il coraggio di sfoggiare il suo «fidanzato» al mondo e con ancora la tonaca addosso!! Ma tutto ciò non Le pare paradossale? Uno prima si toglie l’abito talare e poi si comporta come vuole, e nessuno o pochi avrebbero da ridire. Gabriella Andrei, via mail

Cara signora, le confesso che a distanza di quattro giorni di distanza dalla confessione pubblica del teologo polacco sono ancora combattuto nel giudizio. Ne ho sentite tante, c’è chi dice che ha fatto bene e chi che ha fatto male, il Papa è arrabbiato e un po’ di ragione ce l’hanno tutti. Per uscire dall’angolo mi metto quindi dalle parte del sacerdore polacco, o forse ex sacerdote, e arrivo a pensare che la sua è stata una provocazione che ha certamente risposto a una esigenza molto sentita da parte sua: gettare un sasso nello stagno di una situazione da troppo tempo ingessata, su un problema che oggettivamente la Chiesa ha ignorato almeno a livello ufficiale, e sul quale è girata tanta ipocrisia. Della serie, sono cose che si fanno ma non si dicono. Presa da questa parte, credo che il coming out pubblico per quanto mediaticamente molto forte abbia avuto un suo perché, e forse, ma questo lo sapremo chissà quando, una sua utilità.