Il bilancio del Comune e le scelte della politica

L'ex assessore Enrico Biguzzi e i conti dell'amministrazione

L'ex assessore Enrico Biguzzi

L'ex assessore Enrico Biguzzi

Prato, 29 agosto 2014 - La solita litania; i conti di bilancio non quadrano; si delibera di portare al massimo la pressione tributaria usando la leva dei tributi locali. Di prassi quando si imposta un bilancio la prima cosa da acquisire è la padronanza chiara e trasparente delle entrate disponibili a pressione tributaria costante, a cui deve seguire una altrettanto penetrante comprensione e revisione della spesa in tutte le sue componenti. In caso di “deficit” entra in ballo la Politica, con la “P” maiuscola, la quale decide la proposta della politica di bilancio agendo sulle componenti di entrata e di spesa, tutto questo coinvolgendo la comunità locale per i confronti del caso. Quanto scrivo è banale e patrimonio di tutti; tuttavia l’assenza di dibattito nel merito dei conti e della qualità della spesa corrente faceva presagire un esito scontato: incremento delle imposte al massimo e così è stato; i servizi giustamente non possono essere tagliati ììì. Quale è l’errore di impostazione che porta a tale deprecabile risultato? Esso si annida nella innata sudditanza mentale alla “matrice” di spesa che si è venuta consolidando nel tempo, senza la previa presa in carico dell’obbligo di verificare la “struttura”, la metodologia di come i servizi vengono erogati alla cittadinanza; nell’assenza totale di parametri di “ benchmark” che ci permettano di valutare se nell’erogazione dei servizi si rispettano o meno le “ best practices” disponibili.

Questo benedetto Paese sta paurosamente declinando sul piano economico; uno dei fattori principali della crisi (non il solo) che concorre a tale declino è una Pubblica amministrazione che costa tanto e non funziona come dovrebbe; si parla di riforma della PA, dei “costi standard” da introdurre, etc . Come cittadini abbiamo il diritto di sapere se quello che si spende per i servizi alla comunità è congruo e non disallineato ai valori di mercato; invece vige il vecchio costume del silenzio e della autoreferenzialità. Veniamo al nostro Comune: su una spesa complessiva di parte corrente di 190 milioni di Euro ca, il servizio di smaltimento rifiuti è costato al Comune nel 2013 45 milioni di Euro circa. Una somma enorme che il Comune paga a “piè di lista” alla propria azienda, senza alcuna verifica delle condizioni di economicità della gestione, usando allo scopo gli strumenti di “auditing” da tempo diffusi. Che cosa succederebbe nel caso in cui il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti in città venisse aggiudicato a mezzo di una gara di evidenza “pubblica” aperta ad operatori privati e/o pubblici di tutto il territorio nazionale? Gli indicatori dettati dalla “best practice” potrebbero confermare una flessione dei costi del servizio di almeno il 20/30%?; si potrebbero eliminare anche gli sgradevoli comportamenti delle “conventicole di potere” legate alle oligarchie di qualche partito che ogni tanto usano le proprie aziende fatti per scopi di bassa cucina clientelare? La stampa ci ha recentemente informato che l’azienda che smaltisce i rifiuti, in cerca di un finanziamento dal sistema bancario, sarebbe ricorsa alla dubbia “expertise” di un noto politico di centro-destra che all’epoca aveva incarichi in Consiglio Comunale. Si censura il fatto in se ma il “management” dell’azienda che lo ha commesso rimane ancora al suo posto. In un sistema serio i responsabili sarebbero stati obbligati a cambiare mestiere immediatamente. Non nella nostra città. La cattiva pratica riportata nella gestione del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti è un esempio, ma i vizi sono anche nella gestione degli altri servizi erogati dal Comune alla cittadinanza? La città è in crisi, la disoccupazione aumenta, la povertà si diffonde etc; invece di ristrutturare e riordinare radicalmente, innovare il modo con cui i servizi vengono erogati alla cittadinanza per ridurne i costi, si aumentano le imposte comunali aggravando il già sofferente stato delle famiglie , delle imprese etc ?. C’è bisogno di una sensata rivoluzione nella gestione della cosa pubblica, non di nuovi modesti “apprendisti stregoni” del vecchio, improduttivo, sistema di gestione. Con tali pratiche ed abiti mentali non avremo alcuna speranza, alcun futuro. La pressione fiscale che ci colpisce è abnorme, asfissia ed uccide il tessuto sociale e produttivo . Avv. Enrico Biguzzi