Mascagni: cerco un ruolo da cattivo. "In valigia? Le scarpe da trekking"

L’attore pratese e i suoi personaggi: "Sì, fare l’attore ha un prezzo"

Fabio Mascagni

Fabio Mascagni

Prato, 30 luglio 2017 - Talento e determinazione. Questo è Fabio Mascagni, il bravo attore pratese protagonista negli ultimi mesi di molti spettacoli di successo. Di certo gli applausi non sono mancati.

Partiamo dall’ultima esperienza al festival di San Miniato.

«Abbiamo portato in scena Vangelo secondo Lorenzo, scritto da Leo Muscato e Laura Perini. Con ottimi riscontri di critica e di pubblico, hanno cercato di indagare la complessa figura di Don Milani. Un bellissimo lavoro di squadra diretto da Muscato che mi ha dato l’opportunità di incontrare nuovi e talentuosi colleghi come i componenti della storica compagnia Arca Azzurra che per anni ho applaudito da spettatore. Ed anche di proseguire il mio percorso artistico con la struttura del Metastasio, che dopo anni di intenso lavoro con la compagnia continuo a considerare la mia casa».

Poi il successo di «Come l’America sulle rive dell’Arno»...

«Altro che sulle rive, proprio in acqua! Uno spettacolo itinerante, nato 15 anni fa, a bordo degli antichi barchetti dei renaioli dai quali si ha una visuale completamente rinnovata della città. Navighiamo assieme agli spettatori, magicamente sospesi sull’Arno, raccontando la storia dolce amara di due fidanzati prossimi al matrimonio, in una spensierata Firenze anni 60 che ancora ignora le conseguenze dell’alluvione del 1966».

Protagonista assoluto di un monologo in tournèe in tutta Italia. Lo vedremo in città ?

«Se ci sei batti un colpo, scritto da Letizia Russo e diretto da Laura Curino. Uno spettacolo al quale sono molto legato. Un testo scritto appositamente per me, un abito fatto su misura dalle sapienti e affettuose mani dell’autrice. Racconta la storia di Franco e di altri 13 personaggi, tutti interpretati da me. Parla in maniera ironica e surreale di dubbi, paure, gioie, inquietudini e tutte le cose belle e meno belle che ti fanno chiedere che senso abbia vivere. Stiamo adesso definendo le date della prossima stagione. Ovviamente mi piacerebbe molto portarlo anche a Prato!».

E gli incontri più importanti della sua carriera?

«Potrei rispondere facendo la lista dei maestri che ho incontrato. Per fortuna ce ne sono stati. Ma gli incontri più importanti sono stati quelli con le persone che mi hanno voluto bene, amici, colleghi e non, che mi hanno fatto una carezza o detto ‘non avere paura, provaci’. La strada è ancora lunga, ma quando mi fermo a pensare che faccio il mestiere che volevo fare, mi rendo conto di essere una persona privilegiata. Certo, ad un prezzo. Ma cosa non ce l’ha?».

Citando la canzone di Francesco De Gregori, «La valigia dell’attore», cosa c’è nella sua valigia?

«Metaforicamente mi piacerebbe dire che ci sono determinazione e disciplina, maturate negli anni in cui facevo tanti altri lavori come il magazziniere, il benzinaio, il cameriere, o riparavo macchine da cucire portando avanti gli studi teatrali e pedagogici, ma temo di diventare auto celebrativo. Quindi dirò che adesso porto sempre nella mia valigia delle scarpe da trekking per visitare le città dove recito e dell’arnica per quando esagero con le scarpinate».

Quale personaggio manca nel suo carnet?

«La lista è lunga. Sono attratto dal tragico e dal comico, nel frattempo mi piacerebbe fare un cattivo, ma di quelli che non ti aspetti. Ci sono provini per ruoli da avvelenatori o cose simili?»

Ed infine il rapporto con Prato.

«Questa è la domanda più delicata perché il campanilismo è dietro l’angolo. Sono di Bagnolo, fiero pratese a tutti gli effetti. E sono molto contento di vedere che Prato si stia trasformando giorno dopo giorno. La trovo ricca di progetti artistici e culturali. E perché no, di bellissimi nuovi locali».