Dj Ago, che belli quegli anni ’80. "La mia vita nel solco del vinile"

Gli inizi in consolle, l’incontro con James Brown, i brani preferiti

Agostino Presta, in arte Dj Ago

Agostino Presta, in arte Dj Ago

Prato, 5 novembre 2017 - Agostino Presta, in arte Dj Ago, nome famoso in tutto il mondo, disc jockey simbolo degli anni Ottanta. Partito da Prato giovanissimo alla conquista del mercato internazionale anche come autore di brani dance, il mitico Ago continua a far ballare i giovani di tutto il mondo. Basta una pista da ballo, la sua verve e le sue «proposte»musicali, rigorosamente in vinile: i vecchi dischi tornati prepotentemente di moda. E la magia delle discoteche si rinnova ovunque.

Lo Zero6 riapre i battenti. A dimostrazione che il mondo della discoteca non tramonta mai...

«Non può che farmi piacere. Prato anni fa era un fermento di locali. E i pratesi amavano divertirsi. Le discoteche non sono mai arrivate al capolinea, altrimenti non avrei lavorato così tanto».

Ha qualche ricordo che la lega a questo storico locale?

«Era un locale importante per la movida pratese e ho avuto il piacere di delle serate come guest star. Ora che riapre sono molto felice, sperando che possa rivivere un altro periodo splendente».

Calabrese di nascita, pratese di adozione. Proprio da Prato è partita la sua carriera.

«Sì, la mia carriera è partita da qui. Inizialmente come bambino prodigio da cantante, per poi aggiungere e arricchire la mia storia personale come dj».

Lei è un simbolo degli anni Ottanta. Come convive con questa etichetta?

«Sono molto onorato di tutto questo. L’importante è non deludere le persone che ancora ti seguono dopo molti anni di carriera. E continuano a dimostrarti affetto e rispetto per quello che trasmetti».

Come mai la musica dei decenni Settanta e Ottanta, ancora oggi riempie le piste delle discoteche di tutto il mondo?

«Ciò che era bello nel periodo 70/80 lo è ancora oggi. Atmosfere, suoni e colori che ancora oggi risultano unici e meravigliosi. Con l’aggiunta di brani irripetibili che sono rimasti nel tempo».

Ancora oggi porta la sua musica in giro per il mondo con tour di grande successo.

«Sì, le mie performance spaziano in diverse nazioni e continenti. E in questi ultimi anni hanno costruito un arricchimento prezioso. Uno scambio più consapevole rispetto al passato».

Quali sono stati i momenti più importanti della sua carriera ? Almeno tre...

«Il mio percorso artistico è stato coronato da mille momenti importanti. Sottolinearne tre è quasi impossibile. Ci provo. Il primo; quando mi hanno chiamato in California a distanza di trent’anni dall’uscita dell’album ‘For you’, un grande successo. Il secondo è legato proprio alla realizzazione di quell’album, poi diventato una pietra miliare del genere funky dance. Terzo momento: quando per molti giorni in giro per l’Italia ho conosciuto il padre dei padri del soul, James Brown».

Fare il dj oggi: quale musica chiedono i giovani?

«Molti generi. Per esempio il R&B, l’hip hop, il commercial house, la techno house. Poi ce ne sono altri che non mi va di menzionare perché non mi appartengono».

E a quali brani è più legato?

«Telex dei Moskow Diskow. Non tanto perché io lo consideri uno dei dischi migliori, piuttosto perché lo ricevetti in esclusiva nazionale da un importatore. E fui il primo a suonarlo in una discoteca importante di Firenze. Poi un brano dei Village People dall’album 5’clock in the morning. Infine Love to love baby di Donna Summer. La copia test pressing del disco mi fu consegnata personalmente da Giorgio Moroder».

Progetti futuri?

«So cosa faccio oggi, non so cosa farò domani!».