"Schifosa", e giù botte alla moglie e al figlio disabile

Nei guai un pratese di 38 anni che è stato allontanato dalla ex e dal bambino con un'ordinanza del giudice. La donna ha chiesto aiuto all'associazione "Anna Maria Marino"

Violenza (foto repertorio)

Violenza (foto repertorio)

Prato, 24 giugno 2016 - Una brutta storia fatta di minacce e maltrattamenti fisici e psichici. Un’altra donna offesa e umiliata dall’ex marito. Una storia come, purtroppo, ce ne sono tante, troppe sulle cronache di tutti i giorni. Tragedie che colpiscono donne con figli ma – come in questo caso – anche donne-coraggio che chiedono aiuto prima che la situazione arrivi all’irreparabile. A rendere ancora più triste questa storia, che si è consumata in una casa a Iolo, è il fatto che di mezzo è finito pure un bambino di 12 anni affetto da un grave handicap. La donna, 39 anni di origini polacche, dopo anni di maltrattamenti e botte si è rivolta all’associazione «Anna Maria Marino» per «Senza veli sulla lingua» (la sede si trova in via Santa Trinita 84) che tutela le donne in difficoltà per denunciare l’ex marito, pratese di 38 anni. Assistita dagli avvocati dell’associazione, ieri ha ottenuto dal giudice, Silvia Isidori, l’allontanamento del marito da lei e dai figli, e l’obbligo per l’uomo di liquidare all’ex moglie le spese per il mantenimento dei bambini. Il provvedimento è stato consegnato ieri all’uomo dai carabinieri.

La vittima, nella denuncia, ha raccontato di anni di botte, offese e umiliazioni. Dal 2013 le condizioni di vita della donna e del figlio affetto da handicap, ma anche della figlia più piccola di appena sei anni, sarebbero state «penose». L’uomo, che ha un lavoro stabile, è accusato di aver alzato più volte le mani contro la moglie sotto gli occhi dei bambini. La offendeva con epiteti di ogni genere: «Puttana, buona a nulla, zoccola schifosa». Più volte criticava la moglie per l’educazione impartita ai figli e per la gestione della casa. Si adirava sbattendo i piatti a terra quando la cena non era pronta all’orario prestabilito, o pretendendo che svolgesse le faccende domestiche negli ultimi mesi della gravidanza anche se i medici le avevano prescritto il riposo assoluto. In più occasioni la picchiava con pedate sulle gambe, tirandole i capelli e sbattendola a terra, lasciandola svestita fuori di casa per ore. Nella denuncia la donna ricorda un episodio del 2013 quando, dopo averla presa a calci, le puntò un coltello minacciandola di morte. La picchiava tutte le volte che la donna interveniva in aiuto del figlio più grande apostrofandola di tutti i titoli: «Perché non ti fai c... tuoi?», le gridava. Ma i maltrattamenti erano riservati anche al figlio, affetto da una grave patologia.

Spesso si rivolgeva al bambino con parole di disprezzo: «Cretino, ciuco, buono a nulla». Oppure quando la camera non era perfettamente riordinata lo chiamava «sudicione, schifoso». Lo avrebbe chiuso in camera procurandogli un attacco di panico dopo averlo preso a calci sulla schiena. Lo mortificava con continui paragoni con la sorellina: «Figlioccio di m... Guarda come è brava tua sorella, è più piccola ma capisce già più di te». Lo avrebbe incolpato di essere la causa della separazione dalla madre e lo avrebbe deriso per i suoi risultati scolastici. Un clima di terrore andato avanti per anni testimoniato dagli interventi delle forze dell’ordine, dai referti del pronto soccorso e dalle denunce della madre. Una serie di episodi gravissimi che hanno spinto il giudice a emettere un’ordinanza urgente di allontanamento dai luoghi frequentati dalla donna e dai figli. L’uomo è indagato per maltrattamenti in famiglia e lesioni.