Sanità, 3,5 milioni di euro per potenziare i servizi

Ecco i contenuti e i tempi del Piano speciale per Prato

L'ospedale Santo Stefano (foto Attalmi)

L'ospedale Santo Stefano (foto Attalmi)

Prato, 23 maggio 2015 - Quattro assi per vincere la partita di una moderna assistenza sanitaria sul territorio pratese, abbattendo il muro che oggi esiste tra ospedale e territorio. E' il "poker" di provvedimenti che sono stati annunciati questa mattina all'Ospedale Santo Stefano di Prato dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, dall'assessore regionale al diritto alla salute Luigi Marrioni  e dalla direttrice generale della Asl 4 Simona Carli.

La Regione Toscana lo finanzierà con 3,5 milioni di euro, destinati in primo luogo a incrementare di almeno 40 rispetto alle attuali 590 le quote di ricovero degli anziani nelle RSA, le Residenze sanitarie assistenziali. Una parte serviranno poi per raddoppiare (dagli attuali 12 a 24) i posti letto destinati alle cosiddette cure intermedie territoriali, ovvero all'assistenza non ospedaliera. Al terzo posto c'è la realizzazione delle case della salute, oggi assenti a Prato.

Si sta valutando con il territorio l'attivazione da due a quattro strutture, metà collocate a Prato metà previste nel resto della provincia, attrezzate in modo da alleggerire l'attuale fortissima pressione sul presidio ospedaliero e di garantire un'assistenza più decentrata e diffusa. Il quarto degli assi portanti del Piano è il mantenimento e il potenziamento del progetto "Dopo l'ospedale meglio a casa", grazie al quale in 5 anni sono stati seguiti nelle proprie case circa 3.000 pazienti molti dei quali anziani. Si punta dunque ad un incremento dei programmi personalizzati di assistenza domiciliare garantiti grazie ad equipe multidisciplinari composte da medici, fisioterapisti, infermieri e operatori socio sanitari. Dopo l'estate è infine prevista l'apertura dell'edicola presso il Santo Stefano, la cui gestione sarà affidata alla Cooperativa sociale sette più tre.

La cosiddetta medicina difensiva, cioè l'atteggiamento di prudenza da parte dei medici, costa al sistema sanitario nazionale qualcosa come 20 miliardi di euro l'anno. E' quanto ha osservato il senatore ex sindaco di Aulla e Villafranca in Lunigiana al termine della visita che ha compiuto questa mattina all'ospedale Santo Stefano di Prato, il più grande dei quattro nuovi ospedali della Toscana del nord. E a suo parere è proprio la medicina difensiva la principale responsabile dell'allungarsi delle liste di attesa.

Soltanto a Prato, come ha ricordato la direttrice generale della Asl 4, si è passati dai 70.000 accessi all'anno al Pronto soccorso, ai 100.000 che farà registrare quest'anno, anche se la percentuale di ricoveri (l'11%) resta una delle più basse della Toscana. In questo ospedale da 540 posti letto la media degli accessi è di circa 300 al giorno. Circa i posti letto e le attese che talvolta si registrano per ottenerlo, la direttrice ha precisato che esistono criticità per la sistemazione definitiva dei pazienti, ma non per la loro presa in carico che viene comunque sempre garantita entro 25 minuti dall'accesso al presidio.

Rispetto alla continuità assistenziale, l'assessore regionale al diritto alla salute ha ricordato come la Regione per migliorarla abbia stanziato 3,5 milioni di euro oltre al normale budget destinato alla Asl pratese, annunciando a breve l'inaugurazione di due nuovi distretti e auspicando di poter andare a regime con il progetto complessivo entro un anno. Dal canto suo il presidente della Regione Toscana, rispondendo ad una domanda dei giornalisti presenti, ha osservato come l'ospedale oggi o è per intensità di cure o non è, precisando che se si tornasse alla vecchia organizzazione sanitaria per singoli reparti gli indici di mortalità, sarebbero sicuramente peggiori.