Prato, 12 giugno 2013 – Durante il Festival del Pane che si è tenuto a Prato nei giorni scorsi, si è parlato di come affrontare il crescente numero di intolleranze alimentari che sta affliggendo il nostro Paese.

L'attenzione si è focalizzata sulle intolleranze al glutine alle quali è stato dedicato il convegno  di apertura del Festival nel Salone Consiliare di Palazzo Comunale. L'evento, organizzato dall'Assessorato alle Attività Produttive del Comune di Prato in collaborazione con le associazioni di categoria per valorizzare le eccellenze gastronomiche del territorio di cui la Bozza Pratese rappresenta un fiore all'occhiello, ha infatti dimostrato profonda sensibilità a questo problema. L'Associazione Italiana Celiachia stima in oltre 135.000 le diagnosi ufficiali, in crescita ogni anno del 10%, solo in Toscana si conta che quasi 40 mila persone soffrono di questa patologia. Il suo sviluppo deriva dalla combinazione di una predisposizione genetica con determinate condizioni ambientali scatenanti: gli studi stimano che circa il 25% della popolazione sia predisposta e questo dato unitamente all'incremento di diagnosi negli ultimi anni ha senz'altro contribuito a considerare la celiachia non più come malattia rara, ma come vera e propria malattia sociale riconosciuta anche dalla legge.

Negli ultimi dieci anni per garantire una socialità normale anche ai soggetti intolleranti al glutine, sono cresciuti esponenzialmente gli esercizi gluten free – bar, ristoranti, pizzerie, hotel – e anche le attività formative in tal senso per esercenti, alimentaristi e addirittura per gli insegnanti, che hanno un ruolo di primaria importanza nello sviluppo della socialità di soggetti celiaci in età scolare. Tutte queste attività contribuiscono alla diffusione della cultura del gluten free e un ruolo determinante è svolto dall'Associazione {{WIKILINK}}Italiana Celiachia{{/WIKILINK}}, composta da 20 associazioni regionali onlus per un totale di oltre 60.000 soci, tutti legati dal comune scopo di migliorare la vita ai celiaci e alle loro famiglie, facilitare la diagnosi e stimolare la ricerca scientifica.

L'assunzione di glutine nei celiaci provoca un processo infiammatorio a livello di intestino tenue che con il tempo porta a un malassorbimento delle sostanze nutritive: secondo studi scientifici una soluzione al problema potrebbe essere la creazione di nuovi tipi di grano o la riscoperta di grani antichi.

Durante il convegno al Festival del Pane di Prato, sono intervenute diverse personalità specializzate in questo ambito. A introdurre i lavori, moderati dal giornalista Carlo Cambi, docente di Comunicazione all'Università di Macerata e volto noto della trasmissione La Prova del Cuoco di Rai Uno, è stato l'Assessore alla Salute e alle Politiche Sociali del Comune di Prato, Dante Mondanelli il quale ha ribadito l'impegno dell'Amministrazione nel percorrere tutte le strade possibili per contribuire al miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

La dottoressa Donatella Macchia, responsabile presidio di Rete Regionale per la M. Celiaca AS Firenze ha dichiarato: “ogni diagnosi di celiachia deve necessariamente passare attraverso l'effettuazione di esami immunologici, la modifica della dieta e dei comportamenti alimentari deve avvenire solo dopo aver individuato e accertato la malattia con analisi diagnostiche mirate”.

Sono intervenuti anche Isidoro Martino consigliere AIC, il dottor Giuseppe Vannucchi responsabile del Servizio Igiene Alimentazione e Nutrizione dell'ASL 4 di Prato, il farmacista Ottavio Carbone, il direttore del Consorzio Pane Toscano Roberto Pardini. A concludere l'incontro, il responsabile del settore valorizzazione dell’imprenditoria agricola della Regione Toscana Simone Tarducci, il quale ha rilanciato sull'importanza del settore agricolo per la Regione Toscana e sulla valorizzazione di prodotti della filiera corta: “dal 2007 abbiamo lanciato un progetto sulle mense scolastiche, scegliendo di sostituire i pasti serviti ai bambini con prodotti esclusivamente toscani, spendendo il 10% in più ma con importanti ricadute sull'economia locale derivanti dal fatto che acquistando alla filiera corta si procura lavoro a chi opera sul territorio”.