Il fratello del rapinatore ucciso: "Non so come pagheremo il funerale. Vito non meritava una fine così"

Parla Mario Sacco, fratello dell'uomo investito e ucciso: "Non so cosa gli sia saltato in mente, ha sbagliato" / IL VIDEO: PARLA IL PROCURATORE SANGERMANO / FOTOGALLERY / RAPINATORE TRAVOLTO E UCCISO IN VIA TOSCANA, PRESO L'INVESTITORE: E' UN VIGILANTE

Mario Sacco mostra una foto del fratello Vito (foto Attalmi)

Mario Sacco mostra una foto del fratello Vito (foto Attalmi)

Prato, 26 aprile 2015 - "Vito ha passato due anni difficili, sempre chiuso in casa per scontare gli arresti domiciliari. Era fuori da qualche mese.... Non so cosa gli sia passato per la testa". E’ distrutto dal dolore Mario Sacco, 57 anni, fratello di Vito, che nella notte tra venerdì e sabato è stato investito e ucciso da un’auto dopo aver consumato una rapina in un chiosco di panini e kebab gestito da orientali in via Toscana.

"Non sono stato avvertito subito dai miei fratelli – prosegue Mario tra le lacrime – Ero da nostra madre in ospedale. Purtroppo è messa male e non so neppure come faremo a darle questa notizia. Sarebbe un colpo troppo duro e la sua saluta è troppo precaria".

Vito Sacco viveva in una casa popolare a San Giusto, vicino alla passerella della tangenziale, insieme alla mamma e ai due fratelli Mario e Sergio. I fratelli Sacco erano dieci ma adesso con quest’ultimo lutto, di fratelli ne restano sei. Vito aveva 48 anni, aveva scontato nella casa di San Giusto gli arresti domiciliari: due anni per una rapina commessa ai danni di una farmacia. Poi, finalmente la libertà.

"La vita è dura: la mamma è in ospedale – prosegue il fratello – e viviamo in cinque con la sua pensione, 500 euro più l’accompagnamento si arriva sui mille e cento euro. Nostra madre ha fatto tanti sacrifici per mettere da parte un po’ di soldi. E adesso? Io ho perso il lavoro nel 2007 dopo la chiusura dell’azienda tessile dove lavoravo. Da allora ho cercato un impiego per lungo e per largo facendo file alla Fil e ai vari uffici di collocamento ma nulla. Invece di chiedermi che cosa sapevo fare, mi domandavano solo quanti anni avevo. Non so che cosa sia passato per la testa di Vito l’altra notte, non capisco che cosa volesse fare. Ha sbagliato sì, ma non meritava una fine così terribile. Adesso non so neppure come faremo a pagare il funerale".

Mario è distrutto e racconta di una convivenza a volte difficile in casa perché "Vito era provato dai due anni di arresti". Scaramucce che però si risolvevano "dopo cinque minuti". Aveva pagato per la rapina in farmacia, ma evidentemente non aveva imparato la lezione perché venerdì notte è tornato in compagnia di un vicino di casa, un italiano, e di un nigeriano a compiere una rapina.

"Quando è successo ero in ospedale dalla mamma – aggiunge Mario – e non mi potevo muovere. Era caduta una settimana fa in bagno e insieme a Vito l’avevamo rialzata. Era stato in ospedale il venerdì pomeriggio, poi ci siamo dati il cambio. Da quel momento non l’ho più visto. Siamo distrutti dal dolore, un anno fa abbiamo perso un altro fratello per una malattia. E ora dobbiamo affrontare quest’altra batosta".