Prostitute cinesi, il business degli affitti

Soldi in contanti ai proprietari italiani degli appartamenti che sapevano cosa accadeva all'interno

Prostituzione

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Prato, 26 novembre 2015 - Gli affitti degli appartamenti sequestrati venivano riscossi in contanti dal proprietario che ogni mese sapeva che quei soldi ci sarebbero stati. Le lucciole cinesi non avrebbero mai sgarrato neppure di un giorno, perché per loro quelle stanze erano luogo di lavoro e profitto per l’intera organizzazione che è stata smascherata dall’indagine del Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Prato. Almeno così avrebbe funzionato il marchingegno per quanto riguarda gli otto appartamenti finiti sotto sequestro nell’operazione antiprostituzione «Piazza pulita» e di proprietà di italiani e anche di pratesi. A supportare questa ipotesi accusatoria, secondo la quale anche i padroni delle abitazioni nelle quali è stato riscontrata l’attività di sesso a pagamento sapevano cosa succedeva in via Sant’Antonio e in piazza Mercatale, ci sono indagini condotte con pedinamenti, filmati e intercettazioni da parte degli investigatori delle Fiamme Gialle.

L’operazione, condotta dal Nucleo tributario della Guardia di finanza pratese e coordinata dalla Procura a seguito dell’indagine avviata a marzo su mandato dei sostituti procuratori Antonio Sangermano e Laura Canovai, ha scosso profondamente la città dalla consuetudine di veder prostituire le ragazze cinesi (nel blitz di martedì mattina non sono state trovate minorenni e in tutto sono state identificate 33 lucciole con gli occhi a mandorla, ndr) a tutte le ore del giorno e della notte in strada, nelle piazze e davanti agli appartamenti lungo le mura sul Bisenzio.

Un giro che non poteva passare inosservato ai tanti cittadini che come «Prato si ribella a qualsiasi sistema di illegalità» hanno segnalato con costanza il fenomeno e tanto meno ai finanzieri stessi che hanno uno dei comandi con affaccio su piazza Mercatale. Anzi gli investigatori delle Fiamme Gialle lanciano anche un appello ai cittadini, perché l’indagine non finisce qui e si prevedono ulteriori sviluppi: chiunque abbia modo di vedere strani movimenti di ragazze cinesi nel proprio palazzo o nelle vicinanze della propria abitazione, lo segnali alla Guardia di finanza.

Stando alle prime indiscrezioni, pare che i proprietari italiani delle case abbiano affittato regolarmente gli appartamenti, con tanto di iscrizione al registro a cifre che si aggirerebbero intorno ai 900-1000 euro. Il padrone della casa stringeva un contratto con un cinese, che in realtà sarebbe stato soltanto un prestanome, visto solo al momento della stipulta scritta.

«Se scoprono che sappiamo che ci sono dentro le prostitute, siamo rovinati», sarebbe stato detto in una delle intercettazioni di proprietari di immobili affittati ai cinesi. Gli appartamenti perquisiti sono stati almeno diciotto nella giornata di «Piazza pulita» e su una decina sono ancora in corso verifiche, mentre in tutto i decreti di perquisizione hanno portato i finanzieri a varcare la soglia di molte altre case visto che l’operazione si è sviluppata fra appartamenti e piazze dove le ragazze si prostituivano e da dove poi si spostavano per consumare l’atto in luoghi chiusi.

Ma da chi i locatori riscuotevano e come? Con un bonifico o in contanti? Sembra che in alcuni casi gli stessi titolari italiani si presentassero nelle case affittate a riscuotere brevi manu da chi poi materialmente viveva nelle abitazione in locazione che non corrispondeva al titolare del contratto: dunque era la maitresse o la tenutaria della casa che corrispondeva i denari pattuiti. A sua volta, quest’ultima affittava le stanze alle singole prostitute a cifre variabili: 700 euro per le più belle, mentre applicavano uno sconto di un centinaio di euro a quelle meno appetibili dal punto di vista estetico. Un flusso di soldi che non andava ai locatari italiani, ma veniva immesso nel giro del business della prostituzione orientale. Parlare di nero sugli affitti è prematuro, perché tutte le carte sono ancora al vaglio degli investigatori del Nucleo tributario della Guardia di finanza.

Ora si attende la convalida del sequestro degli appartamenti da parte del gip, mentre ci sono alcuni casi come quello degli assistiti dell’avvocato Enrico Guarducci che hanno subito solo la perquisizione ma non il sequestro. «Nessun profitto da parte dei miei clienti, che anzi hanno altri due locali in zona e li hanno affittati a marocchini che non pagano il canone. Se avessero voluto lucrare, avrebbero affittato tutti e tre le case ai cinesi. Sono del tutto ignari».