Porno, nozze fasulle e stanze ad ore. Ecco come lucravano gli italiani

C’era chi gestiva le inserzioni in siti a luci rosse delle lucciole cinesi

Blitz anti prostituzione

Blitz anti prostituzione

Prato, 26 novembre 2015 - Nel mirino di Piazza pulita sono finite trentotto persone, delle quali trentasette denunciate per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. E fra i sedici italiani coinvolti, al di là degli otto proprietari di appartamenti ed il pubblico ufficiale coinvolto secondo quanto previsto dal 319 quater del Codice penale (induzione indebita a dare o promettere utilità) e sul quale investigatori e Procura continuano a mantenere uno stretto riserbo, ci sono altri sette italiani implicati a vario titolo nel business della prostituzione all’orientale.

A finire nei guai un pensionato che si sarebbe prestato come sposo per una cinese a caccia del permesso di soggiorno. Alla donna le false nozze servivano per avere una posizione regolare e alla luce del sole in Italia, per l’uomo il ritorno sarebbe stato di natura economica e molto probabilmente anche di altra natura. Un dettaglio di scambio ndi non poc conto che è sotto la lente degli accertamenti dei finanzieri.

I militari del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza hanno individuato anche coloro che materialmente si impegnavano come grafici nel seguire l’inserzione delle ragazze cinesi di Prato su siti porno . Si tratta di due persone di Firenze. A loro il compito di mettere in mostra su siti specializzati e tramite annunci quello che i clienti avrebbero potuto trovare nelle piazze e nelle case a luci rosse nel centro storico pratese.

Emergono storie in cui si intrecciano le ragioni del cuore con quelle del business e del guadagno: come nel caso di un altro italiano che aveva un rapporto sentimantale con una delle lucciole dagli occhi a mandorla e che in pratica era il suo factotum, oltre a «proteggerla» nello svolgere la sua professione garantendole la massima sicurezza.

Infine, c’è chi si era fatto un piccolo giro domestico come un altro italiano di Firenze, anche lui fra gli indagati per sfruttamento della prostituzione, che prestava ad una delle lucciole cinesi una stanza del suo appartamento. Qui la donna poteva portare i clienti adescati nelle strade e nelle piazze del centro storico e consumare l’atto sessuale. In cambio di cosa? L’uomo le chiedeva una percentuale per ogni prestazione sessuale effettuata durante il lavoro quotidiano: quando la donna usciva dalla stanza-alcova messa a disposizione doveva sborsare subito una somma fra i 10 e i 15 euro all’«amico» che l’ospitava.

Il blitz di martedì mattina ha portato alla perquisizione di più di due dozzine di case, dal momento che l’operazione si è svolta sulle piazze e nelle strade dove molte lucciole cinesi clandestine svolgono la professione. Durante l’attività della Guardia di finanza, che ha visto operativi ben 300 finanzieri, ci sono stati alcuni cittadini che hanno aiutato i militari nell’indicare le vie di ingresso in alcune abitazioni-case di appuntamenti, come è successo in via del Carmine.