Prato, 30 agosto 2012 - Un passo in avanti mica da poco: al contrario di quanto accadde in passato, stavolta il consolato cinese di Firenze riconosce una situazione di illegalità interna alla comunità orientale di Prato e chiede addirittura aiuto. Almeno così si legge tra le righe dell’incontro che il sindaco Cenni ha avuto con la console cinese Zhou Yunqi. Un cordiale faccia a faccia nell’ufficio del primo cittadino, avvenuto martedì mattina, che ha spaziato dalla sicurezza al degrado fino agli investimenti in turismo, cultura, alta tecnologia e energia verde.

Sindaco, come ha reagito il console alle rimostranze sul dilagare della prostituzione cinese?
Ha mostrato un atteggiamento di ferma condanna, tanto da dare la disponibilità a collaborare per l’eventuale espulsione delle prostitute clandestine. Un passo avanti notevole, direi.

Sul fronte del degrado, c’è anche la questione di via Pistoiese ridotta a un enorme bacheca degli annunci: manifestini e messaggi ovunque.
Parlando con i mediatori della comunità (i "sette saggi", esponenti della comunità indicati dal consolato per affrontare le questioni più spinose, ndr) il console ha manifestato la volontà di collaborare per organizzare una ripulitura. In passato c’è stato l’esempio di una iniziativa simile, ma visto che ora questi manifesti vengono attaccati ovunque, perfino sulle grondaie... L’idea è quella di organizzare una pulizia su vasta scala.

Dal degrado alla sicurezza.
Qui il passo avanti è decisamente vistoso. E’ stata lei a chiedere aiuto per la protezione della comunità cinese, vittima di una serie di reati: più che scippi e rapine, il riferimento è a pizzo e usura, cioè quei reati che sono interni alla comunità stessa. Questo conferma ciò che diciamo da tempo, cioè i nostri sentori di una presenza organizzata e illegale sul territorio. E' un passo importante che sia lei a dirlo, perché dagli scambi di cortesie si passa a delineare un percorso su questioni concrete. E’ ovvio che la soluzione non ci sarà domani mattina, ma intanto c’è l’unità di intenti fra Comune e consolato nel non tollerare più questa situazione.

Passando al fronte economico: c’è la possibilità che il consolato faccia da testa di ponte per favorire l’arrivo di capitali cinesi in città? E in quali settori?
Ne abbiamo parlato e la disponibilità è stata massima, tanto che giovedì (oggi, ndr) incontrerò un addetto economico del consolato, il signor Zhang. Prima di tutto l’ambito più interessante è quello turistico: ne parlò anche l’ambasciatore Iannuzzi. Il flusso dalla Cina verso l’Europa è considerato in crescita e sarebbe importante trovare catene internazionali disposte a investire qui. Per esempio nel settore alberghiero.

E sul fronte industriale?
Ci sono le partite dell’alta tecnologia e del distretto verde. Qui ci sono 400 aziende di software e di tecnologia di diversi livelli. A ottobre, nella prima settimana, ci sarà il "Picnit" al museo del tessuto, una tre giorni dedicata alle aziende tecnologiche: sarà l’occasione per mettersi in mostra.

C’è infine la possibilità di uno scambio culturale sulla scia della partecipazione cinese alla Turandot andata in scena al Castello poche settimane fa.
C’è la possibilità di fare un gradino in più: bisogna guardare agli eventi, per esempio accompagnare le aziende come l’OpificioJm allo Spazio 798 di Pechino. E poi ho avanzato una proposta: il contratto di comodato del Pecci a Milano è in scadenza e la Regione non dovrebbe continuare a partecipare come ha fatto finora. Ho detto al console che sarebbe un peccato perdere quello spazio in una città dove c’è una forte comunità cinese e dove nel 2015 ci sarà l’Expo. Lei si è riservata di impegnarsi nel cercare un soggetto, come un museo, che partecipi con il Pecci alla conduzione dello spazio milanese.

di Luca Boldrini