Prato, 29 agosto 2012- Mi sembra ormai evidente che il ministro Riccardi non abbia ben presente il problema-immigrazione che affligge da tanto tempo la realtà pratese: non vorrei che il ministro si sia affidato a illustrazioni sommarie o ricostruzioni parziali e faziose di chi gli ha descritto sotto un punto di vista decisamente sbagliato quel che a Prato abbiamo tutti ben chiaro sotto i nostri occhi.

Difetti di miopia di fronte a questioni come questa, meritano considerazioni a 360 gradi e rappresentazioni senza omissioni. Ricordo la profezia di alcuni mesi fa, quando nel Palazzo della Provincia il ministro Riccardi immaginò un prefetto cinese per il futuro del nostro territorio.

Certo, tutto è possibile: New York ha avuto per molti anni un Sindaco e un Governatore di origini italiane; ma i percorsi per un'integrazione produttiva di efficaci risposte in campo sociale e culturale da noi sono disseminati di ostacoli difficili da rimuovere, trabocchetti nascosti, difficoltà di ogni genere che non sono di scarsa misura e che comunque non possono essere minimizzati o semplicisticamente ridotti a una presunta questione di pregiudizio etnico dei Pratesi nei confronti dei Cinesi.

Servirebbe, a partire da chi ricopre cariche ministeriali, maggiore prudenza e avvedutezza: prudenza nel non fare dichiarazioni azzardate, avvedutezza nel cercare di trattare nel modo migliore i rapporti istituzionali con chi vive in ambito locale vere e proprie emergenze come quelle legate alla poderosa immigrazione irregolare che affligge Prato, un vero e proprio caso europeo, che solo politiche ben mirate potranno ricondurre sui normali canali dell'integrazione.

La prima azione da mantenere in campo è quella per far capire che Prato non è terra-di-nessuno: il controllo del territorio, è la premessa per ogni altra politica di una seria amministrazione pubblica locale.

Il ministro Riccardi, invece, punta il dito solo, o in larga prevalenza, contro presunte forme di disprezzo verso lo straniero (senza evidenziare quante e più volte alcuni stranieri mostrino disprezzo per il rispetto delle regole e delle nostre leggi), mentre altre volte dichiara che non sa a chi attribuire le responsabilità per la situazione di emergenza nazionale che Prato sta vivendo ormai da molti anni.

Vuole che glielo diciamo noi? Credo che qualche responsabilità ce l'abbia chi ha sottovalutato anni fa il problema quando era ancora allo stato embrionale, un problema giunto oggi a una dimensione tale che è difficile risolvere in tempi ragionevoli, trattandosi di un'emergenza che si è ormai diffusa capillarmente e ampliata a dismisura. Ciò non significa arrendersi e deporre le armi della lotta contro l’illegalità: ma talvolta impegno e buona volontà non riescono a fare oggi ciò che altri avrebbero dovuto fare sin dall’inizio.

La sfida, che deve sperare sulle terze o quarte generazioni, è colossale: parlare con le autorità cinesi, organizzare corsi di italiano, rafforzare la mediazione culturale, puntare sull'inserimento scolastico sono certamente percorsi sui quali continuare a procedere con determinazione.

Ma i problemi a Prato hanno una dimensione imparagonabile con quelli che in passato hanno riguardato Campi Bisenzio, termine di paragone ricorrente nelle dichiarazioni del ministro Riccardi, e mi stupisce quindi che un esponente del Governo nazionale confonda in maniera così grossolana realtà e proporzioni così diverse tra loro.

di Andrea Bonacchi
Consigliere provinciale PDL Prato