Kobilica sconfitto dal male, "Prato deve ricordarlo"

Portò la pallamano alla conquista di due scudetti

Kobilica con la maglia numero 7 poi ritirata dall’AlPi (foto Coppini)

Kobilica con la maglia numero 7 poi ritirata dall’AlPi (foto Coppini)

Prato, 19 luglio 2015 - Un grande campione dello sport pratese ci ha lasciato prematuramente. Venerdì sera, all’età di 50 anni, è scomparso Zaim Kobilica, alfiere dell’AlPi Pallamano che alla fine degli anni Novanta regalò a Prato due scudetti.

Bosniaco di nascita ma naturalizzato italiano, il mitico numero 7 della squadra pratese e della nazionale azzurra è stato stroncato da un male incurabile, dopo una lunga malattia.

Kobilica era arrivato a Prato nel 1992, proveniente da una ex Jugoslavia dove imperversava la guerra civile, e divenne subito una colonna dell’AlPi che fra il 1997 ed il 2000 sarebbe poi arrivata a vincere, con lui capitano, due scudetti ed altrettante coppe Italia.

Zaim è stato grande protagonista anche con la maglia dell’Italia, la sua patria di elezione che guidò a partecipare all’unico campionato mondiale della storia azzurra, quello di Kumamoto, in Giappone, nel 1997. Kobilica trascinò la nazionale anche alla fase finale degli Europei del 1998 e ai Giochi del Mediterraneo del ’97 (secondo posto).

Nella storia della pallamano pratese, è stato sicuramente il personaggio più rappresentativo, sia per le sue qualità atletiche e tecniche che per il suo attaccamento ai colori, che ha servito per quindici anni non solo come giocatore ma poi anche come allenatore, fatta salva una breve parentesi che lo vide un anno a Rubiera.

"La sua presenza a Prato ha segnato un’epoca – lo ricorda Massimo Taiti, che dell’AlPi Prato è stato il manager per molti anni, in particolare anche quando Kobilica è approdato al Prato e negli anni (’97 e ’98) degli scudetti – E’ stato uno dei più forti giocatori d’Italia di tutti i tempi ed è grande il rammarico per la sua scomparsa prematura, al pari di quella di altri protagonisti dell’epopea della pallamano pratese come Giorgio Nannotti e Miki Kovacs".

Subito, al diffondersi della notizia, sono arrivati tantissimi messaggi di cordoglio. Fra questi anche quelli del presidente della federazione pallamano, Francesco Purromuto.

Questo, invece, il ricordo commosso di uno dei suoi compagni di squadra nel Prato, Sergio Cavicchiolo, che non ha perso mai il contatto con Kobilica, neppure durante questi ultimi difficili mesi. a Abbiamo vissuto insieme un periodo bellissimo come atleti – racconta l’ex giocatore di origine brasiliana – nel 1993, quando sono arrivato a Prato, eravamo compagni di camera, il legame fra noi era forte, così come in nazionale italiana, dove ci siamo tolti grandi e storiche soddisfazioni, come la partecipazione ai Mondiali. Ricorderò sempre di lui per le sue grandi prestazioni con l’AlPi e con la maglia azzurra, come quella volta che ai Giochi del Mediterraneo fece letteralmente impazzire la Spagna in semifinale. La sua vita era la pallamano ed in particolare la sua pallamano era solo e solo quella di Prato, con il Prato. Meriterebbe che gli fosse dedicato qualcosa di importante in città, anche lo stesso palazzetto dello sport che ne conserva la mitica maglia numero sette, ritirata a suo tempo dall’AlPi".

La salma è esposta nella camera ardente allestita nel vecchio ospedale di Lucca. A Montecarlo è stata celebrata la cerimonia funebre laica.