"Palestra allagata dalla falda e ora anche la condanna"

Lo sfogo del titolare dell'Universo: "Ho dovuto pagare 700mila euro per i lavori e non chiudere l'attività, ma non ho potuto pagare i contributi ai dipendenti" / GUARDA IL VIDEO

Nencetti mostra l'impianto per aspirare l'acqua

Nencetti mostra l'impianto per aspirare l'acqua

Prato, 25 luglio 2014 - Dopo il danno anche la beffa. Da quattro anni Alessio Nencetti e Gianna Meoni, titolari della palestra «Universo», combattono contro il fiume di acqua — che arriva dalla falda che passa sotto alla zona est della città — creandogli danni enormi alla struttura. Nonostante abbiano dovuto provvedere a sostenere spese folli — 700mila euro — per andare avanti con l’attività della palestra, lunedì scorso gli è stato notificato dal tribunale un decreto penale di condanna per non aver versato alcuni contributi (previdenziali e assistenziali) sugli stipendi dei dipendenti tra il giugno del 2010 e l’ottobre 2011. Si tratta di una cifra esigua, 6.146 euro a cui si aggiunge la multa (convertita dalla pena) di 7.380 euro. Il provvedimento potrebbe essere il primo di una serie riferita ad almeno altri due anni in cui i titolari non hanno potuto eseguire i versamenti a causa delle spese sostenute per gli allagamenti nella palestra.

«E’ vero che quei contributi non li abbiamo versati — spiegano Nencetti e Gianna Meoni che si sono già rivolti agli avvocati Federico Febbo e Costanza Malerba — ma in questi anni abbiamo dovuto affrontare spese enormi per poter mandare avanti l’attività della palestra e senza licenziare nessuno. Abbiamo mantenuto tutti i posti di lavoro: nove dipendenti assunti a tutti gli effetti, altri con partita Iva e contratti sportivi per un totale di circa 50 persone. Purtroppo in tutte queste spese che abbiamo dovuto affrontare, siamo stati costretti a tralasciare i versamenti dei contributi. Ci sentiamo presi in giro: abbiamo avuto contatti e incontri con tutte le istituzioni cittadine: Comune, Provincia, Regione, Arpat, Gida, Asl, Publiacqua. Erano stati promessi alcuni lavori che non sono mai partiti. Adesso siamo stufi: a rimetterci sono sempre i soliti». Gli avvocati hanno annunciato che presenteranno opposizione al decreto di condanna in quanto Nencetti in quegli anni non sarebbe stato in grado di sostenere anche quelle spese. «Se passa la legge delega fiscale — ha spiegato l’avvocato Febbo — l’omesso versamento sotto i diecimila euro, come in questo caso, non sarà più sanzionato».

Allagamenti alla palestra

Ma quello  che preme a Necencetti e Meoni è di uscire dal tunnel nel quale sono sprofondati da quattro anni. «L’acqua sgorga a fiumi — spiegano — negli scantinati ma anche nella palestra. E’ cominciato tutto nel novembre del 2010 quando l’immobile si è allagato completamente. L’acqua usciva anche dalle pareti. La gente era costretta ad allenarsi in mezzo alle pozze. Sinceramente tanti clienti sono rimasti perché la palestra ha un certo nome in città e alcuni sono nostri amici, ma altrettanti se ne sono andati: i disagi ci sono stati». Secondo la coppia, la colpa dei frequenti allagamenti è della falda acquifera che scorre nella zona di Mezzana e che sta creando problemi non solo a loro ma anche all’Art hotel, alla casa d’aste Farsetti e al Centro Pecci. Sotto accusa ci sono i lavori al sottopasso della Questura durante i quali — secondo alcune perizie richieste dagli stessi danneggiati — sarebbe stata toccata la falda. «Mi chiedo perché Publiacqua prenda l’acqua da Bilancino quando qui si buttano via milioni di metri cubi all’anno», precisa Nencetti. La falda si alza di quasi un metro all’anno, ora è arrivata a sei metri sotto la sede stradale. Venti anni fa era molto più profonda. «ABBIAMO deciso — raccontano i titolari — di fare i lavori di bonifica dell’acqua nella parte inferiore dell’immobile accollandoci tutte le spese. Abbiamo innalzato il pavimento di 50 centimetri su una superficie di 1300 metri quadrati rifacendo gli impianti elettrici e idraulici. Abbiamo cambiato specchi e macchinari danneggiati. La spesa è stata imponente: 700mila euro. Il tutto eseguito senza mai fermare l’attività. Ci siamo spostati al museo Pecci dove abbiamo preso quella che prima era la sala delle esposizioni permanenti. Adesso è la sala più tartassata dagli allagamenti perché non sono stati fatti interventi. Abbiamo messo diverse pompe che aspirano acqua di continuo: tenerle in funzione ci costa un patrimonio. Se decidessimo di spengerle tutta la zona andrebbe sott’acqua. E’ evidente a tutti che in questa parte di città ci sono problemi: a Paperino i campi sono sempre allagati, come la scuola elementare. I garage e gli scantinati sono pieni di acqua. E nessuno si muove».