Prato, 1 febbraio 2014 - Un plotone elegante di camicie bianche. Quelle meraviglie uscite dalla penna e dal cuore di Gianfranco Ferrè, in un crescendo di bellezza e di sorprese che arrivano all’anima della moda. E’ questo il sentimento più forte, insieme ad una chiara emozione, che accoglie da oggi al 15 giugno il visitatore della mostra «La camicia bianca» secondo me Gianfranco Ferrè», nata dal felice incontro tra la Fondazione Gianfranco Ferrè che ha sede a Milano ed è presieduta dal fratello dello stilista Alberto Ferrè e la Fondazione Museo del Tessuto di Prato presieduta da Andrea Cavicchi che hanno messo a punto questo interessante progetto culturale curato da Daniela Degli’Innocenti. Una mostra che sarebbe piaciuta molto all’Architetto. Ventisette capolavori sartoriali, in un allestimento magico sotto le alte volte dell’ex fabbrica tessile Campolmi dove ha sede il Museo a Prato, e insieme i disegni di Ferrè che raccontano l’idea e il progetto stilistico-architettonico che sta dietro a ogni singolo pezzo, lo sviluppo nel cartamodello, la scelta del tessuto dall’organza al raso, le foto ai raggi X della struttura della camicia realizzate da Leonardo Salvini, le campagne e le immagini dalle riviste e dalle sfilate dal 1982 al 2006, le foto scattate pochi mesi fa da Luca Stoppini che fanno rivivere nel sogno i ventisette modelli e che saranno riprodotte nel catalogo Skira. «Dopo Prato speriamo di portare la mostra a Milano, forse in settembre, a Berlino, Anversa e Londra — dice Rita Airaghi, direttore della Fondazione Ferrè e braccio destro di Gianfranco fin dagli inizi e in tutti i trionfi compresa la direzione creativa di un colosso del lusso come Dior — e di raccontare così a tanti giovani questo pezzo importante di storia della moda. Dal colletto smisurato e puro alla camicia-sari, da quella stringata come un corsetto a quella Direttorio». Su tutte brillano il modello Origami e quello dedicato a Orlando.

«Siamo orgogliosi ed emozionati di questa esposizione — spiega Andrea Cavicchi — e dell’intesa culturale con la Fondazione Ferrè nel segno della valorizzazione della cultura della moda, monitorando la trasformazione della creatività nella manifattura, per esaltare il saper fare italiano e arrivare finalmente alla tracciabilità del vero Made in Italy».