«Metastasio, casa del grande teatro»

Domenica 26 ottobre alle 17,30 Massimo Luconi presenta il libro sui 50 anni del teatro pratese dalla riapertura del 1964

Massimo Luconi, direttore organizzativo del Met e curatore del libro

Massimo Luconi, direttore organizzativo del Met e curatore del libro

Prato, 22 ottobre 2014 - «HO FATTO PARLARE i protagonisti dei cinquanta anni del Metastasio in una scansione narrativa che attraversa le fasi del teatro dalla sua riapertura nel 1964 fino ad oggi». Testi di grandi firme, immagini in bianco e nero e a colori, quasi duecento pagine nelle quali Massimo Luconi ripercorre la storia di una delle realtà che caratterizzano da mezzo secolo Prato e il suo dinamismo di imprenditoria culturale.

Un lavoro che resta nella Storia in un libro dal titolo «1964-2014. 50 anni nel segno del grande teatro. Un teatro in movimento fra innovazione e tradizione», edito per i tipi di Sillabe e da oggi in tutte le librerie cittadine. La presentazione ufficiale avverrà domenica prossima alle 17,30 al teatro di via Cairoli (ingresso libero). Precedono uno scritto del sindaco Matteo Biffoni, del presidente Massimo Bressan e di Umberto Cecchi («E’ una testimoninza viva della nostra contemporaneità aòlla riucerca di un punto fermoche ci permette di capire il nbostro futuro»). «Non è un volume per gli addetti ai lavori, ma una raccolta in cui tutti possono conoscere lo sviluppo del Metastasio caratterizzato come laboratorio che ha sempre coniugato teatro di ricerca e innovazione e grande teatro di tradizione, producendo e ospitando spettacoli passati alla storia del teatro contemporaneo. Fino a diventare lo Stabile della Toscana, confermando la sua vocazione a fermento laboratoriale», dice Luconi.

Il direttore che si è formato e cresciuto dentro al Metastasio ricorda qualche curioso aneddotto, come «quando da adolescente mi intrufolavo insieme ai miei compagni nel loggione. Si aspettava che le maschere andassero a fumare e poi si sgaiattolava in loggione, ma mi mancano i primi quindici minuti di tutti quegli spettacoli». Come a sottolineare la consuetudine con cui la città di allora si avvicinava al Met. Il libro è suddiviso in «blocchi»: i primi dieci anni dal 1964 al 1974 con la direzione di Montalvo Casini e la riapertura con il «Trovatore». E fra un’immagine e l’altra, tutte bellissime, degli spettacoli scelte da quello scrigno di memoria che è l’archivio del Met, del Comune e dell’Archivio fotografico toscano, ci sono i protagonisti che raccontano il teatro pratese. Una fra tutte, Luconi ricorda, quella di Franco Quadri, in cui nel 1973 unisce alle due capitali tradizionali del teatro all’italiana, cioè Roma e Milano, anche la terza che è Prato.

«Il Met è stata una casa per la grande regia, perché ha un palcoscenico grande, un rapporto stretto con il pubblico, ottime acustica e visibilità – afferma Luconi – Molti grandi registi hanno fatto debuttare i loro spettacoli qui prima di portarli nelle piazze nazionali».

Nel libro si passa a un blocco sul Fabbricone attivo dal 1974 con «Orestea» «quando c’erano ancora le balle e gli stracci». C’è una terza sezione in cui Luconi affronta il tema del laboratorio dal 1980 al 1993 dal titolo «Un centro di progettazione teatrale e un teatro radicato nel territorio». «Questi anni sembrano eterogenei con grandi nomi come il ritorno di Ronconi, Italo Moscati, Quadri. Nell’86 finisce l’epoca Casini ed inizia la gestione affidata a Gabriele Lavia con esiti alterni e il peso spesso ingombrante del Consorzio di gestione – dice Luconi – . Un peso avvertito da Lavia che se ne andò sbattendo la porta per la troppo burocrazia». Seguì l’epoca di Fulvio Fò nell’88-’089 per poi iniziare quella di Massimo Castri dal 1994 fino al 2000 e dal 98 con la nuova avventura dello Stabile. Infine c’è il periodo 2000-2014 del teatro stabile con un alternarsi di direttori e spettacoli speciali. «Il Met ha avuto il coraggio di fare cose diverse. C’è un’energia in questo teatro come se si creassero anticorpi che gli permettono di uscire dai periodi più bui. E da uomo di teatro italiano posso affermare che non ci sono teatri di provincia che hanno una storia di questo livello», aggiunge. Luconi fornisce curiosità sul recupero della struttura: «I lavori per la riapertura andavano a rilento, tanto che fu affidato al padre di Veronesi, tecnico del Comune, di stare dietro al cantiere e si riuscì ad aprire a tempo opportuno. Durante altri interventi del 2002 è stato tolto il marmo rosa attorno alla platea elemento apprezzato dagli stessi artisti. E’ rimasto il rosa Metastasio delle poltroncine, mentre l’ingresso del Met sarà ampliato con un marciapiede più grande».