Le signore della Jihad

EVOLUZIONE forse, ma non emancipazione. Perché la vita delle donne jihadiste non è cambiata. Il Califfato ha deciso di mostrarle guerriere e soprattutto – consciamente o non – reclutatrici solo per motivi strategici. Quasi di marketing. Finendo in qualche maniera per strumentalizzarle e trasformandole in alcuni casi in carne da cannone. Fino a pochi anni fa le donne erano impegnate nella jihad solo come mogli e madri. La svolta arriva proprio con la nascita dell’Isis che annuncia la creazione di due brigate femminili: al-Khansa e Umm al-Rayan.

In realtà sono soltanto delle forze di polizia per la popolazione femminile, perché ai poliziotti uomini è vietato toccare le donne. A meno che non siano infedeli. Allora in quel caso sono liberi di fare con loro quello che vogliono, anche ucciderle. Nel frattempo però l’Isis rivendica il ruolo primario delle donne che è quello di mettere al mondo figli per assicurare una nidiata di eredi allo Stato Islamico. Insomma, tutt’altro che una vera e propria emancipazione. Madri e mogli erano, madri e mogli restano.E nemmeno una vera e propria evoluzione, se si pensa che spesso sono utilizzate come specchietto per il proselitismo e la radicalizzazione. Basti pensare alla storia di Khadijah Dare, che dopo la decapitazione del giornalista inglese James Foley nel 2014 annunciò: «Voglio essere la prima a sgozzare un occidentale».

 

LE STORIE che arrivano dall’Italia, da Fatima (ribattezzata, non a caso, «Lady Jihad») in poi, dimostrano come sono proprio le donne ad avere una vera e propria forza catalizzatrice, soprattutto tra i familiari, diventando delle vere e propri pasionarie abili a fare proselitismo. Uno studio dell’istituto per il dialogo strategico ha stimato in 550 le donne provenienti dai paesi occidentali partite per unirsi all’Isis. Perché lo fanno? Nella maggior parte dei casi il reclutamento viaggia sul web e in particolare sui social, principalmente Ask, lì vengono «avvicinate» e in qualche maniera corteggiate, facendole sentire importanti alla causa. Ma poi la realtà è ben diversa e si rivela per essere quella che è sempre stata: donne e madri.