Lavoro nero, analisi di una piaga. Ma adesso gli sfruttati denunciano

Irregolare l’82% delle aziende controllate: la media nazionale è il 60

 Stefano Olivieri Pennisi, responsabile della Direzione territoriale del lavoro di Prato

Stefano Olivieri Pennisi, responsabile della Direzione territoriale del lavoro di Prato

Prato, 13 febbraio 2016 - Ben 606 aziende irregolari su un totale di 860 ispezioni. Tradotto in percentuale, quasi l’82% delle aziende controllate è risultato non in regola. Numeri sconfortanti, se si guarda al rispetto della legalità, quelli emersi nel 2015 dal complesso dei controlli effettuati dalla direzione territoriale del lavoro. Prato si conferma ben al di sopra della media nazionale, che si ferma al 60% di irregolarità. La parte del leone, purtroppo, nel nostro distretto la fa sempre e comunque il lavoro nero, fortemente influenzato dalla forte presenza di extracomunitari (cinesi e non). Gli accertamenti hanno riguardato 1086 lavoratori irregolari, di cui 853 in nero, per i quali è stata irrogata la maxisanzione: di questi ben 396 sono risultati clandestini (pari al 45% del totale). Fin qui tutto «nella norma».

Niente di nuovo, o quasi, sotto il sole pratese. Analizzando i numeri, però, pare che la situazione stia in qualche modo iniziando a cambiare, soprattutto nella percezione dei lavoratori stessi, sempre più consapevoli di quelli che sarebbero, in Italia, i loro diritti. Le denunce dirette, da parte degli operai sfruttati, sono triplicate. Si passa da 4 nel 2014 a 12 nel 2015. Una goccia nel mare, ma pur sempre una goccia. E anche le richieste sui diritti delle donne in maternità sono in aumento. Interessante in questo senso anche il dato delle sospensioni di attività: su 213 totali, ben 98 (quasi la metà) sono state interrotte per l’avvenuta regolarizzazione dei lavoratori a nero. In molti settori, insomma, sono sempre di più gli imprenditori cinesi che preferiscono mettersi in regola piuttosto che chiudere l’azienda e riaprirla con altro nome e ragione sociale.

Ai fini contributivi, però, su una evasione stimata di 4 milioni 152mila euro e spiccioli soltanto 98.500 euro sono stati effettivamente incassati dalle relative sanzioni elevate. «Fino a qualche tempo fa era impensabile che un lavoratore extracomunitario denunciasse la sua condizione di illegalità – commenta Stefano Olivieri Pennisi, direttore della direzione territoriale del lavoro – In ogni caso i dati del distretto pratese continuano ad essere fortemente influenzati dalla massiccia presenza di tante etnie diverse, che spesso hanno già nelle basi culturali di provenienza leggi completamente diverse dalle nostre». Diversi i settori di intervento: l’agricoltura in collaborazione con il corpo forestale dello Stato, con particolare riguardo durante le operazioni denominate «orti cinesi»; l’industria, che presenta un tasso di irregolarità quasi tutto orientale; i pronto-moda e il comparto edile. E poi ancora ristoranti, bar e centri estetici, con particolare attenzione ai market del centro storico, e pure le agenzie di viaggio e le assicurazioni. Per il 2016 l’obiettivo dei 14 ispettori del ministero (12 effettivi, considerando due maternità), malgrado le esigue forze a disposizione, è di impegnarsi con i controlli anche negli altri comuni della provincia, come per esempio Montemurlo, Vaiano, Poggio a Caiano, dove si sta concentrando un numero sempre maggiore di attività.