La Grande Guerra di Soffici fra dipinti, foto e riviste

La mostra da sabato 28 al museo di Poggio a Caiano

Un'immagine della Prima grande guerra

Un'immagine della Prima grande guerra

Prato, 16 novembre 2015 - «Nei fossi, sui cigli si vedevano ogni pochi passi fucili abbandonati nella mota; zaini, elmetti, tascapani buttati lungo le siepi e nei campi. In alcuni tratti abbiamo camminato su un tappeto di coperte da campo inzuppate d’acqua seminate così dai soldati in ritirata. Tristezza, tristezza...». Ardengo Soffici lo scriveva ne «La ritirata del Friuli» e sono queste parole ad introdurre alla mostra «Tempo verrà... di guerra. Soffici combattente 1915-1918», che sabato sarà inaugurata a Poggio a Caiano, appunto al Museo Soffici e del ’900 italiano.

Promossa dal Comune nell’ambito del progetto «Ti porto al museo» e in occasione del centenario della prima guerra mondiale, l’esposizione intende raccontare - attraverso diversi tipi di documenti, dipinti, schizzi, foto e riviste dell’epoca - il rapporto dell’artista con la Grande Guerra. La mostra, curata dallo storico dell’arte Luigi Cavallo, con la collaborazione di Luigi Corsetti e Oretta Nicolini, sarà visibile fino al 28 febbraio, dal venerdì alla domenica, dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18.30 (ingresso 3 euro).

Soffici, protagonista e interprete di fatti che mutarono il corso della storia, ebbe sempre presenti i valori ideali che vennero espressi in quella tragica prova dal popolo italiano. Ma ecco le tappe salienti del suo rapporto con la prima guerra mondiale che la mostra di Poggio racconta. Nell’ambito della rivista d’avanguardia «Lacerba», da lui fondata insieme a Giovanni Papini, il pensiero di Soffici si manifestò fin dal 1914 con forte impulso interventista. Nel dicembre 1915 l’intellettuale, che aveva fatto domanda di arruolamento come volontario, a trentasei anni, è richiamato e destinato a Pistoia, sottotenente di prima nomina, 83° Reggimento di fanteria. Inizia così l’itinerario del Soffici combattente. Nel maggio 1916 il suo battaglione di fanteria è mandato a Udine, da lì prosegue per il fronte.

Nel giugno 1917 viene ferito alla testa – ne scrive un racconto, «Errore di coincidenza» (in Rete Mediterranea, 1920). Nell’agosto partecipa alla battaglia del Monte Kobilek ed è ferito all’occhio sinistro. Riceve la medaglia di bronzo. Kobilek è argomento del suo più noto libro di guerra (edito nel 1918, Libreria della Voce). In ottobre-novembre, trasferito al Comando della 2a Armata, è coinvolto nella rotta di Caporetto (27 ottobre). Queste vicende racconta appunto nel libro «La ritirata del Friuli» (1919, Vallecchi, Firenze). Il 23 marzo 1918 gli è conferita la Croce al Merito di Guerra. In quest’anno, 7 aprile, fonda e dirige «La Ghirba», giornale dei soldati della 5a Armata. Dal giugno è al comando della 9a Armata, zona di guerra, fino alla conclusione del conflitto. Viene congedato nell’aprile 1919.