L'economia pratese della guerra, i documenti della Croce Rossa

Aperta nel fine settimana la mostra di palazzo Buonamici. Sabato 30 maggio la presentazione del volume “Alpini alla sbarra”

Un'immagine della Croce Rossa

Un'immagine della Croce Rossa

Prato, 29 maggio 2015 - Un'economia di guerra dai grandi profitti ma legata anche a grandi gesti di solidarietà. Un intero capitolo del catalogo legato alla mostra “La Croce Rossa per i prigionieri di guerra pratesi”, fino al 13 giugno a palazzo Buonamici, lega il racconto dei prigionieri e della Guerra al fronte con l'impulso che ebbe nello stesso periodo l'imprenditoria pratese. All'interno dell'allestimento domani, sabato 30 maggio (ore 17.30), è prevista la presentazione del volume di Damiano Leonetti “Alpini alla sbarra”, il racconto inedito del processo per viltà contro 28 alpini del Fenestrelle nell'agosto del 1915. Come dicevamo la mostra unisce i momenti della Grande guerra, combattuta in trincea, con le vicende personali dei prigionieri pratesi ma apre una breccia anche in quella che è stata definita l'economia di guerra pratese.

Basti ricordare che alla fine del conflitto l'industria locale aveva prodotto “coperte da campo, da caserma e panno grigio-verde per la notevole cifra di 177.943.048 lire”, cioè circa un miliardo di euro. In questo contesto di floridi guadagni risultò rilevante l'azione dell'Unione Industriale riguardo al tema dell'assistenzialismo, con la Croce Rossa chiamata a gestire le grandi somme accantonate dall'Unione. Al momento della costituzione degli Ospedali Territoriali della Croce Rossa si ebbero molti gesti di solidarietà: chi offrì la propria vettura con autista, chi si impegnò a fornire la “borra” (lo scarto lanuginoso del cardato usato per riempire i materassini delle lettighe), chi regalò coperte e panno. Il pastificio Ciampolini, erede di Antonio Mattei, il famoso “Mattonella”, contribuì donando pane e pasta per i ricoverati.

L’Unione Industriali stanziò ben 10 mila lire per la costituzione degli Ospedali Territoriali (Buzzi e Misoduli) e stanzio 3.500 lire mensili fino al termine della guerra per il mantenimento dei vari reparti ospedalieri. Particolare è anche il rapporto che si instaurò tra la Croce Rossa e il Fabbricone, unica azienda tessile pratese a capitale austro-tedesco e per questo oggetto di una pesante campagna denigratoria da parte degli interventisti pratesi. Anche la Croce Rossa, probabilmente influenzata dal pesante clima, si trovò in imbarazzo nel gestire i rapporti con il Fabbricone che, volendo rendersi utile, aveva offerto i propri spazi per l’Ospedale Territoriale prima dell’entrata in guerra dell’Italia. Il Comitato della CR fu costretto a rifiutare la generosa offerta anche in conseguenza dell'atteggiamento di molti pratesi che raccolsero centinaia firme contro l'iniziativa in un documento intitolato “Via l’Italia! Abbasso l’Austria” tra le quali spiccano i nomi di Rodolfo Leonetti, Mides Berretti e Giuseppe Canovai. La guerra dette un forte impulso non solo alle industrie tessili, anche la meccanica e la chimica ebbero una forte crescita.

Il 10 novembre 1916 un decreto ministeriale dichiarò “fabbriche ausiliarie” i quattro maggiori opifici pratesi: Fabbricone, Lanificio Forti, Cimatoria Campolmi e Lanificio Cangioli. Ciò comportò l’obbligo di lavorare esclusivamente per le necessità di guerra, con le maestranze esonerate dall’arruolamento ma obbligate a rispettare ritmi e condizioni lavorative imposte dallo Stato. La mostra “La Croce Rossa per i prigionieri di guerra pratesi”, è organizzata in due sezioni: nella sala ovale di Palazzo Buonamici e nello spazio Valentini di via Ricasoli. E' aperta, con ingresso libero, dal martedì alla domenica con orario 10/12.30 - 16/20 Il catalogo, che ricostruisce un ampio spaccato della Grande guerra vista da Prato, vede i contributi di Damiano Leonetti, Carlo Alberto Bianchi, Patrizia Saletti, Annalisa Marchi, Luisa Ciardi, Giovanna Bastianini, Rossella Cocchi, Parizia d'Orsi, Elisa Li Puma, e Gianluca Mazzarella.