Dolcetta (Bpvi): "Ora in borsa, poi aggregazioni"

Il futuro della banca tracciato dal nuovo presidente: "Restituire fiducia ai clienti e al territorio"

Stefano Dolcetta

Stefano Dolcetta

Prato, 30 novembre - «Accrescere valore, riconquistare la fiducia della clientela, dei territori, dei dipendenti trasformando la banca in spa, aumentando il capitale per 1,5 miliardi ed entrando in borsa». Stefano Dolcetta, 66 anni, è da pochi giorni il nuovo presidente di banca Popolare di Vicenza. Succede a Gianni Zonin, dimissionario dopo un «regno» durato fra presidenza e ruoli nel cda oltre trent’anni. Dolcetta è vicepresidente nazionale di Confindustria con delega alle relazioni sindacali. La sua azienda, la Fiamm, settore batterie per auto è una delle leader nazionali nel settore ed una delle aziende guida della provincia di Vicenza. «Mi hanno scelto perché non ho mai avuto ruoli in Bpvi, sono sempre stato fuori dalla banca». Una curiosità: Banca Popolare di Vicenza nel 2007 contribuì al salvataggio dell’azienda di Dolcetta, all’epoca in difficoltà poi brillantemente ripresa». Dolcetta, chi pensa sottoscriva l’aumento di capitale? Fra i vecchi soci c’è diffidenza. «Saranno i fondi d’investimento ad acquisire la maggior parte del capitale. A Unicredit che si è impegnata ad acquisire l’inoptato non resterà molto». <QA0> Bpvi suscita interesse? «Operiamo nel Veneto e nel Bresciano in Friuli in particolare a Udine, in Toscana, in Sicilia. Siamo certamente attrattivi». L’ingresso in borsa punto di arrivo o rampa di lancio verso un’aggregazione? «Il bancario è un business maturo e le dimensioni sono un fattore importante in prospettiva per ripartire i costi fissi, riducendone l’incidenza».  Pensate ancora al polo del Nordest con Veneto Banca? «Al momento non è una priorità pensare a quali aggregazioni. Comunque, ogni nome può andar bene, purché rispetti i criteri di economie di scala, riduzione dei costi, ampliamento dei mercati».  L’ad Iorio ha invitato i vecchi azionisti ad acquistare nuove quote in modo da attenuare i danni della perdita.  «Certamente i vecchi azionisti rimarranno scottati. Cercheremo di far sì che la banca aumenti valore e anche i loro vedano rimarginarsi le perdite sui titoli».  Saranno previsti incentivi per i vecchi azionisti come azioni gratuite ogni tot acquistate?  «Non sono in grado oggi di dare risposte su un tema sensibile su cui le norme sono precise. Vedremo se ce ne saranno i margini». Acquisterebbe azioni di Bpvi? «Non lo farò per ragioni istituzionali. Ma a mia moglie lo consiglierei».  Quanto varranno le azioni Bpvi all’ingresso in borsa? «Ora il valore iscritto è di 48 euro. l’ingresso sarà a quote più basse, ma non è possibile anticiparle».  La nuova Bpvi chiederà i danni ai vecchi amministratori? «Più che combattere il passato sono qui per guardare al futuro. La magistratura sta indagando su alcune persone, lasciamola lavorare». Prato e la Toscana rappresentano una delle aree forti per Bpvi. Lo rimarranno? Prevede investimenti sul territorio? «Già l’ad Iorio ha indicato piani di intervento per consolidare e migliorare la presenza dove siamo più forti». Intanto chiudete filiali. «E’ una legge del commercio. Se la bottega è vuota vuota non deve rimanere aperta». Lei è responsabile per Confindustria delle relazioni sindacali. Se ne occuperà anche in seno alla banca?  «E’ una coincidenza. Il mio ruolo di presidente sarà di indirizzo e non operativo». Come vorrebbe veder cambiata la banca? «In passato ci sono stati problemi nel controllo comuni a questo tipo di banche. Bisogna che il cda espliciti al meglio le sue funzioni di indirizzo strategico e controllo. E garantisca trasparenza. Se il cda farà il proprio mestiere avrà raggiunto la sua missione».