Strage di via Toscana, condannati i proprietari del capannone: 6 anni e 6 mesi / VIDEO

Condanna pesante e superiore alle richieste dell'accusa, per i fratelli Pellegrini ritenuti colpevoli di incendio e omicidio colposi. Nel rogo al macrolotto morirono sette operai cinesi / IL VIDEO DELLA SENTENZA

La prima foto in assoluto scattata all'incendio del Macrolotto il 1° dicembre 2013

La prima foto in assoluto scattata all'incendio del Macrolotto il 1° dicembre 2013

Prato, 12 febbraio 2016 - Sei anni e sei mesi di carcere: questa la condanna (superiore alle richieste dell'accusa) per i fratelli Massimo e Giacomo Pellegrini, proprietari del capannone dove, il 1 dicembre 2013, morirono sette operai cinesi in un tragico rogo. Per loro (processati con l'accusa di omicidio colposo plurimo, incendio colposo, lesioni aggravate),  il pubblico ministero Lorenzo Gestri aveva chiesto una condanna a 4 anni e dieci mesi.

In questa sentenza di primo grado (pronunciata dal giudice monocratico del tribunale di Prato, Giulio Fanales) la condanna è stata superiore alle richieste del pm. I fratelli Pellegrini, insieme all'immobiliare Mgf sono stati condannati anche a risarcire Inail e parenti delle vittime.

"Leggeremo le motivazioni più avanti _dice l'avvocato Alberto Rocca, uno dei difensori degli imputati_ è certo che non condivido l'impostazione. Mi auguro che altri giudici ribaltino questa sentenza in appello". 

La titolare dell'azienda cinese dove lavoravano gli operai che persero la vita, Lin You Lan, è già stata condannata a otto anni e otto mesi in un procedimento parallelo.

"La sentenza pronunciata dal Tribunale di Prato è esemplare ma va accettata. Essa dimostra che esiste un grado di corresponsabilità nelle situazioni complesse che si vengono a creare in condizioni di illegalità diffusa". Si apre così il commento del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi alla sentenza di condanna. "Questa sentenza - prosegue Rossi - è un evidente monito alla legalità. Indica come ineludibile la lotta per la sicurezza sui luoghi di lavoro e come necessario il contrasto al degrado dei dormitori. A Prato posizioni di rendita si erano combinate con lo sfruttamento del lavoro umano. Il perseguimento di questo tipo di reati deve continuare, analogamente all'opera di prevenzione ed emersione dall'illegalità". "La mia personale opinione - conclude Rossi - è che la società e le istituzioni toscane hanno saputo reagire, affrontando il livello di degrado cui erano giunte parti consistenti del distretto produttivo. Su questa strada occorre andare avanti".