Incendio doloso in via Cerutti. "E' stata una ritorsione contro il comitato"

Residenti e commercianti: "Le nostre denunce danno noia"

Il portone bruciato della casa in via Cerutti dopo l’incendio al furgone e il sopralluogo della polizia municipale  foto Attalmi

Il portone bruciato della casa in via Cerutti dopo l’incendio al furgone e il sopralluogo della polizia municipale foto Attalmi

Prato, 6 maggio 2016 - Si tratterebbe di una ritorsione nei confronti del proprietario italiano del furgone andato a fuoco la notte tra martedì e mercoledì, in via Cerutti, in seguito al quale venti cinesi sono finiti in ospedale per una lieve intossicazione. Il furgone è di proprietà di un italiano che abita nella zona e che fa parte dell’associazione di cittadini e commercianti «Quelli di piazza Ciardi». L’uomo ha una stireria a Montemurlo e il furgone gli serviva per lavorare. Sono stati i rappresentanti dell’associazione a scrivere una lunga lettera su Facebook spiegando che si potrebbe trattare di una ritorsione nei confronti di uno dei membri più attivi all’interno del comitato che si occupa della riqualificazione del centro e della piazza in particolare, e di organizzare eventi per ridare vita a quest’angolo di città che, in passato, è stato terra di spacciatori e tossici.

«Un altro nostro associato aveva trovato graffi alla macchina – spiegano dall’associazione –. Lì per lì non abbiamo dato peso al fatto ma adesso quello che ci pare strano è che abbia preso fuoco proprio quel furgone. Il proprietario è una persona perbene e tranquilla, incensurata. Non esistono motivi per cui possa essere oggetto di una ritorsione se non a causa del nostro impegno sul territorio. Evidentemente diamo noia a qualcuno».

Da tempo l’associazione si occupa di «ripulire» il territorio da quelle problematiche che lo affliggono tipo i dormitori abusivi cinesi e i market etnici che prima erano in centro storico e che ora si sono spostati in via Bologna. «Stiamo cercando tramite i mediatori del Comune di metterci in contatto con i proprietari dei fondi sfitti – aggiungono dall’associazione – perché stiano attenti a chi affittano. I market purtroppo portano degrado ed è una problematica che ci preme molto. Però, da qui a dire che l’incendio sia legato alla nostra attività, è un’altra cosa. Ci auguriamo che sia un atto vandalico, ma il dubbio resta». Intanto vanno avanti anche le indagini. Il sostituto procuratore Lorenzo Boscagli ha disposto il sequestro della casa andata a fuoco dove dormivano i cinesi dopo che la polizia municipale ha riscontrato gli abusi. Gli inquirenti stanno battendo tutte le piste, compresa quella della ritorsione.