Il cognato: "L’ha ammazzato. Ora una punizione adeguata"

La rabbia e il dolore dei familiari: "Un uomo dal grande cuore"

Giuseppe Bini rappresentante di filati, travolto in bici sulla Porrettana

Giuseppe Bini rappresentante di filati, travolto in bici sulla Porrettana

Prato, 14 settembre 2014 - «L’ha ammazzato e ci auguriamo almeno che venga punito adeguatamente». Stefano Milanesi, titolare della New Mill insieme ai fratelli, ieri mattina ha incrociato a distanza il conducente dell’auto che ha travolto il cognato Giuseppe Bini sulla Porrettana. In un colpo solo ha perso un parente stretto ed un collega di lavoro preziosissimo, una di quelle persone che contribuiscono a far andare avanti l’azienda anche con il sorriso. Milanesi è andato a vedere la strada maledetta e si è fatto un’idea di come è andata, ascoltando anche il racconto dei ciclisti che erano insieme al cognato. «Mi hanno detto che hanno visto la macchina viaggiare velocemente, io ho notato che gli occhiali di mio cognato erano a 150 metri dal corpo... Sono stato lì tre ore, ho visto il parabrezza dell’auto rotto... — racconta ancora — Adesso ci auguriamo che la giustizia faccia il suo corso e che ci sia una punizione adeguata».

Bini aveva sposato Silvia, la sorella di Milanesi, e da quasi 30 anni era il rappresentante dei filati New Mill, l’azienda di famiglia. Lavorava a diretto contatto con il cognato Stefano. «Sì, eravamo spesso insieme — racconta ancora l’imprenditore — Era una persona dalla grande disponibilità, un uomo sempre col sorriso sulle labbra, anche nelle situazioni più difficili. Usava le sue battute per stemperare la tensione. Anzi, era anche troppo buono. A volte mi arrabbiavo con lui per la sua disponibilità nei confronti dei clienti, ma tutti gli volevano bene, proprio come noi».

Bini avrebbe compiuto 50 anni il prossimo 19 marzo e in famiglia già si parlava di una super festa per celebrare il traguardo. Forse anche in quella occasione avrebbe voluto cucinare lui, come faceva nelle trasferte in campagna. «Lo ripeto, era una persona generosa — dice ancora Milanesi — Si offriva sempre di accendere il fuoco e cucinare per tutti quando andavamo fuori città insieme. Non solo, la figlia più piccola l’anno scorso aveva giocato a pallavolo nel Viva volley e lui subito era diventato un dirigente della società per dare una mano. Quest’anno addirittura aveva dato la disponibilità per seguire le ragazze più piccole. Anche l’altra sera, quando ci siamo sentiti, era ad una partita... Era davvero incredibile».

Già, le figlie. Bini ne lascia due, una di 16 anni e l’altra di 26. La più grande a fine luglio è rientrata dall’Australia dopo un’esperienza di studio lavoro. Dicono che Giuseppe fosse stato molto contento di riaverla a casa. «Era un padre, certo che era felice — conferma lo zio — e ora è successo tutto questo... Come lo ricorderò? Come una persona eccezionale che amava la biciletta, era la sua passione e in parte l’aveva presa da me perché anch’io correvo fino a qualche anno fa. Gli piaceva molto e invece guarda come è andata finire...». Leonardo Biagiotti