I nuovi ospedali sono "sottovuoto": le finestre non si possono aprire, "Caldo insopportabile"

L’Asl: «Lo richiede la legge». Ma si consuma di più e i pazienti protestano / "IL SANTO STEFANO E' UN POZZO SENZA FONDO: DUE MILIONI IN PIU' PER L'ENERGIA ELETTRICA"

Un interno del nuovo ospedale di Prato

Un interno del nuovo ospedale di Prato

Prato, 27 marzo 20'5 - Manca anche l’aria ai nuovi ospedali di Prato, Pistoia e Lucca (e mancherà anche a quello gemello delle Apuane). Le finestre esterne non si possono aprire (tranne casi particolari) e così i malati e gli operatori vivono in un ambiente «sottovuoto» regolato da un impianto di condizionamento centralizzato che mantiene l’umidità costante intorno al 50% e che non consente nessuno scambio con l’esterno. Il microclima interno viene mantenuto costante da una centrale alimentata a energia elettrica e metano. Se l’impossibilità di sentire l’aria è innaturale e può fiaccare lo spirito, come dicevano le nonne, una conseguenza meno poetica è quella che il sistema ha avuto sui costi di gestione. L’ospedale Santo Stefano di Prato consuma infatti molta più elettricità del vecchio nosocomio, dove invece le finestre si potevano aprire. Secondo la Cgil la bolletta è lievitata del 64%, mentre l’Asl, che non conferma il dato, ammette che la spesa aggiuntiva prevista per la nuova struttura (non legata soltanto ai consumi elettrici) potrebbe oscillare fra i 4 e i 5 milioni.

Il centro per i diritti del malato di Prato ha ricevuto in questi mesi diverse lamentele per l’ospedale «scatoletta». Ci sono pazienti e famiglie che hanno fatto presente l’impossibilità di cambiare aria anche quando in camera c’era cattivo odore. In casa basta far entrare la brezza di fuori e aspettare qualche minuto, in ospedale invece il ricambio garantito dal sistema delle bocchette aree a volte non è stato sufficiente per risolvere il problema rapidamente. «L’abbiamo fatto presente all’Asl perché ci sono pazienti che sono rimasti ricoverati anche per mesi – sottolinea Fabio Baldi, presidente del Centro per i diritti del malato di Prato – In certi casi gli operatori sanitari possono aprire le finestre, ma è difficile convincerli. Per fortuna sui cattivi odori di recente non abbiamo ricevuto altre segnalazioni». Ai sindacati invece sono arrivate le lamentele del personale per il rumore che il sistema di condizionamento produce. «Le macchine sono in funzione tutto il giorno e in certe aree – sottolinea la Cgil – il fastidio è costante».

Ma perché allora è stato scelto questo sistema? «Lo richiede la legge nazionale sull’accreditamento delle strutture sanitarie – spiega il direttore dell’area tecnica dell’Asl di Prato Giancaluca Gavazzi – Questo sistema consente un ricambio dell’aria continuo nelle stanze della degenza e addirittura 22 volte l’ora nelle sale operatorie. In questo modo riusciamo a mantenere un microclima interno che rientra nei parametri richiesti». Insomma, la legge è rispettata. Le necessità umane, forse, un po’ meno.