«Gli schiamazzi? Ci scusiamo. Ma ora La Pietà è più sicura»

Parla il responsabile della cooperativa che accoglie i migranti

Profughi

Profughi

Prato, 2 agosto 2015 - «Pronti a scusarci con il nostro vicino che ha sporto denuncia per gli schiamazzi notturni. Purtroppo quando si mettono insieme tante persone è facile creare confusione senza neanche accorgersene. E comunque abbiamo rinforzato la presenza di personale della cooperativa di sera per prevenire questo problema. Però tengo a far presente che da quando sono arrivati i profughi, in via Benelli la situazione microcriminalità è migliorata. Il continuo passaggio di polizia e digos scoraggia chi fino a ieri tentava di rubare nelle auto in sosta e nelle case».    Marco Paolicchi, presidente della cooperativa Pane e Rose, da un lato tende la mano al vicinato dopo le proteste per il caos notturno causato dalla presenza dei profughi nel grande giardino della villa che li ospita da alcune settimane. Dall’altro però rivendica che l’arrivo dei migranti «ha portato maggiori controlli in zona da parte delle forze dell’ordine» e quindi «fatto salire la percezione di sicurezza».   Sono le tre del pomeriggio quando entriamo nella villa di via Benelli che tanto fa discutere per la scelta di ospitarvi 28 profughi provenienti da Nigeria, Senegal, Ghana, Mali, Gambia, Costa D’Avorio e Bangladesh.  All’ingresso, nella piccola cucina quattro ragazzi preparano da mangiare. Uno indossa un pittoresco cappellino invernale. Il mobilio è antico, eredità di chi nella villa viveva in passato. Più avanti, un ampio salotto con due tavoli, decine di sedie e alcuni divani. Fra i migranti c’è chi è intento a guardare la televisione, chi ascolta musica dal cellulare con auricolari o cuffie, chi gioca con la racchetta elettrica per le zanzare.  Le sei camere da letto sono quasi tutte al primo piano, fatta eccezione per una salotto. Ognuna ha almeno un paio di letti a castello (al massimo si dorme in otto in una stanza) anche se a qualcuno è toccato il letto singolo. Nel pomeriggio non si disdegna la pennichella. Pochi, gli oggetti personali. Colpisce il peluche che uno dei profughi stringe gelosamente.  I bagni, ognuno con doccia, sono cinque dislocati fra primo e secondo piano: due sono recenti, realizzati durante la ristrutturazione che ha reso la villa idonea ai miglranti, con la messa in sicurezza.   Al piano  interrato, che dà sul giardino, la grande taverna è diventata la base logistica della cooperativa per le riunioni e le scrivanie coi computer degli operatori. «Quando siamo entrati per la prima volta nella villa accompagnati dalla proprietaria - prosegue Paolicchi - abbiamo subito capito che tossicodipendenti e senzatetto ci dormivano abusivamente. Vetri rotti alle finestre e candele sparse dappertutto non lasciavano spazio a dubbi. Ammetto che c’era più di un’incertezza sull’opportunità di ospitare qui i profughi. Anche per la sicurezza della zona. Ma la messa a norma e la piccola ristrutturazione, le cose sono completamente migliorate». In accordo con i profughi, nella è stato eliminato il servizio mensa. I migranti cucinano a gruppi, spesso divisi per nazionalità. La spesa viene fatta dalla cooperativa: il menu segue le preferenze degli ospiti e la lista stilata dalla prefettura. Spezie e pollo la fanno da padroni.  Durante il giorno i profughi si occupano della cura del giardino (solo un paio fanno parte dell’accordo sui lavori socialmente utili) e proprio dopo la manutenzione del verde della scorsa settimana sono stati lasciati lungo il marciapiede 18 sacchi neri della spazzatura per i quali sono scaturite polemiche con i vicini.    «Ci fu un equivoco - conclude Paolicchi - Asm ci chiese di lasciarli fuori dalla villa perchè il mattino dopo sarebbe passata a ritirarli. Evidentemente i tempi tecnici sono stati più lunghi del previsto. I ragazzi sono rimasti male per le proteste. Quasi tutti fanno anche la raccolta differenziata».