«Gli infermieri sono sotto pressione. E chi lavora al vecchio è penalizzato»

Il bilancio di Nursind a un anno dall'apertura del nuovo ospedale

L'ospedale di Prato

L'ospedale di Prato

Prato, 12 ottobre 2014 - «ALL’OSPEDALE Santo Stefano dal 1 ottobre viene applicato un nuovo modello organizzativo: la ‘politica dei tagli’, che non rispetta la tutela degli infermieri che ci lavorano, ma non tutela la salute dei cittadini. Questo nuovo modello organizzativo ha demotivato gli infermieri, impossibilitati a prestare ai malati assistenza personalizzata, anche se con senso di responsabilità stanno affrontando questa emergenza, ma non riescono più a garantire assistenza di qualità con conseguente aumento del rischio clinico. Il tutto parte in ‘via sperimentale’ senza informare l’organizzazione sindacale. Nursind denuncia le condizioni di lavoro non più sopportabili dovute alle carenze di organico».

A farsi portavoce del disagio degli infermieri è Roberto Cesario, segretario provinciale Nursind. «Molti reparti sono in sofferenza, l’area medica, l’area chirurgica, e la materno-infantile, sono nel caos più completo, dove a causa di un organico insufficiente, il risultato è di aver provocato un aumento dei carichi di lavoro per i professionisti, con la conseguente ricaduta sull’assistenza ai cittadini, nonostante gli sforzi degli stessi operatori. Nell’area delle terapie intensive il personale è impossibilitato a godere delle ferie maturate per carenza di organico: il monte ferie cresce di anno in anno. Come Nursind abbiamo denunciato tante ore di straordinario effettuate, ma si continua ad usare questo strumento per programmare l’orario di lavoro». Il segretario provinciale passa al vaglio i settori più compromessi: «Il pronto soccorso è in forte stress per i carichi di lavoro in aumento per un incremento di accessi e per una struttura inadeguata per lo svolgimento delle attività ed alle aggressioni al personale, soprattutto di notte. Il Nursind apprezza il lavoro delle guardie giurate, sempre in grado di gestire qualsiasi criticità, ma non si può più tollerare che a Prato non ci sia un posto fisso di polizia». Anello debole della sanità pratese è l’assistenza territoriale: «È un ambito delicato nel quale si gioca la tutela della salute dei cittadini, la cui carenza o la mancata organizzazione in rete, ha ripercussioni sull’uso appropriato dell’ospedale. Chiediamo di potenziare le strutture territoriali».

LA SANITÀ d’iniziativa come «nuovo modello d’assistenza, era nato con tanti progetti fermi non per volontà degli infermieri che incontrano molte difficoltà: non possono accedere a intranet e non possono usare il buono pasto, perché non ci sono centri convenzionati vicino agli ambulatori oltre a dover ritirare e consegnare la divisa al Misericordia e Dolce con mezzi propri. C’è il problema del parcheggio al nuovo e al vecchio ospedale: per il Santo Stefano il Nursind ha chiesto di lasciare le sbarre alzate nelle ore di entrata con un addetto che verifichi il possesso dell’apposito permesso. Per il vecchio, «il personale che ci lavora non ha gli stessi diritti dei colleghi del Santo Stefano. La mensa aziendale è peggiorata e il sabato è chiusa. I colleghi che lavorano in reumatologia il sabato sono costretti a fare un lungo giro per andare a lavoro, per la chiusura ingresso uffici amministrativi. Inoltre il parcheggio interno, è isolato, buio e pericoloso». Stesso problema per i lavoratori del «Giovannini» e del Sert costretti a lasciare le auto in parcheggi a pagamento. Si chiede alla Asl di stipulare una convenzione col Comune per sostare gratis in piazzale Ebensee». Sara Bessi