Giangrande di nuovo sotto i ferri: "Non perdono, solo Dio può farlo"

Parla il carabiniere ricoverato al Cto per un'infezione acuta

Giangrande con la figlia Martina (Isolapress)

Giangrande con la figlia Martina (Isolapress)

Prato, 28 aprile 2015 - «Queste giornate per me sono veramente sfortunate. Ogni anno ne succede una». Non ha perso la voglia di scherzare Giuseppe Giangrande, il carabiniere ferito due anni fa davanti a palazzo Chigi da Luigi Preiti nel giorno dell’insediamento del governo Letta. Dopo diversi mesi a casa, con tanto di riabilitazione ben avviata (il carabiniere stava seguendo un programma per recuperare l’autonomia degli arti superiori), Giangrande è di nuovo ricoverato in ospedale a causa di una complicazione imprevista. Giovedì dovrà operarsi per l’asportazione del coccige in seguito a una brutta infezione legata al lungo periodo di permanenza a letto. Attualmente è ricoverato nel reparto acuti dell’unità spinale del Cto di Firenze. «Le sue condizioni sono stabili», rassicura la figlia Martina. Non ci sono complicazioni polmonari, ma serviranno 40-50 giorni di degenza prima che il carabiniere possa tornare a casa.

Giangrande, il 28 aprile 2013 Luigi Preiti le sparò davanti a palazzo Chigi. Che effetto le fa quel ricordo adesso? «Queste giornate purtroppo mi ricordano sempre qualcosa di negativo, ma so di dover sconfiggere un diavolo che ogni tanto ne tira fuori una».

Ha perdonato Luigi Preiti? «No. Soltanto Dio può perdonare, io non posso sostituirmi a Lui».

Come si sente, due anni dopo?

«Nonostante tutto il morale è alto, anche se dovrò fare altri 50 giorni in ospedale. Qui a Firenze il reparto è ottimo».

Ha ricevuto qualche telefonata? «L’ex premier Letta dovrebbe venire a trovarmi».

Messaggi dal governo? «Nessuno, ma non ci ho mai neanche pensato».

Considerato quello che le è costato, si è mai pentito di aver scelto di prestare servizio quel 28 aprile di due anni fa? «No, mai. Io sono e sarò sempre un carabiniere. Quando mi sono arruolato sapevo a cosa andavo incontro».

Lei è stato gravemente ferito mentre stava «proteggendo» il nuovo governo appena nato. Adesso c’è il rischio che l’esecutivo di Renzi cada sull’Italicum. Cosa ne pensa? «La politica è un fiume strano. Questo non è il momento di altre spese per nuove elezioni. La stabilità conviene a tutti».

Come immagina il suo futuro? «Tranquillo e sereno, con tanto spirito e tanta energia».

C’è qualcuno che vuole ringraziare per il sostegno in questi anni difficili? ​«L’Arma dei carabinieri, mia figlia Martina e tutti quelli che mi conoscono»

Chi l’ha delusa, invece? «Nessuno».

Leonardo Biagiotti